Torna alla ricerca

Cara Medea

Medea la barbara, la straniera, porta la voce di lingue sconosciute, la ferita della carne degli uccisi, il sacrificio dei figli, fatti a pezzi per Giasone, il moderno, lo scaltro, il pragmatico. Nella versione di Antonio Tarantino, scomparso lo scorso aprile, dietro i nomi del mito si arrabattano due disgraziati, offesi dalle guerre, rovinati dal vino cattivo, e dalle prestazioni sessuali consumate tra i camion nelle strade di frontiera. Nella sua interpretazione, Francesca Ballico, inchioda la sua Medea alla comunicazione di una grottesca telefonata d’amore impossibile che ricorda La voce umana di Cocteau, sputando dentro la cornetta dolore e sarcasmo in un impasto linguistico che mescola idiomi slavo-balcanici con l’italiano corrotto di Tarantino e il friulano. Una vera “prova d’attrice” per un monologo che attraversa 6 lingue, senza mai trovare requie, proprio come la Medea straniera del mito.

Di Antonio Tarantino – regia e interpretazione di Francesca Ballico – produzione Teatri di Vita.

Cosa
Quando