Il calcinculo al presente di Babilonia Teatri

A Teatri di Vita il 18 e 19 gennaio

16 gennaio 2019

Fa pensare ai luna park di provincia, ma anche alla voglia di ribellarsi all’oggi e a tutte le sue perversioni e assurdità, il titolo del nuovo lavoro di Babilonia Teatri, Calcinculo, che arriva ai Teatri di Vita di Bologna il 18 gennaio alle 21 e il 19 gennaio alle 20. Dal Premio Scenario 2007 che li ha portati alla ribalta nazionale del teatro di ricerca, al Leone d’Argento della Biennale di Venezia 2016, che ne ha consacrato il percorso in un tempio internazionale, i Babilonia ne hanno fatto di strada, passando attraverso tutti gli altri principali riconoscimenti italiani, dagli Ubu al Premio Anct.

L’avventura teatrale di Enrico Castellani e Valeria Raimondi, d’altronde, è tra le più intense, ricche e apprezzate d’Italia, per lo sguardo irriverente sulla società contemporanea, tutto giocato attraverso una lingua pop, rock e punk, che inquadra i nervi scoperti del nostro tempo, le contraddizioni individuali, politiche, sociali, per farsene specchio cinico e ironico, come è avvenuto puntualmente, e in forme sempre diverse e originali, in The end, Pinocchio, David è morto, Pedigree e la trilogia Inferno, Purgatorio e Paradiso, tra gli altri. L’ormai noto marchio di fabbrica delle violente e iconoclaste litanie verbali scagliate contro il pubblico e contro il mondo, subisce ora uno scarto decisivo, muovendo verso il canto vero e proprio. Con la complicità di Lorenzo Scuda, musicista e interprete degli Oblivion, Calcinculo è diventato infatti uno spettacolo-concerto, una sorta di musical rock di lotta e ribellione, dedicato ai nostri tempi bui; un avanspettacolo di illusioni che si sgretolano: fame di successo, di denaro, paranoico delirio di un mondo che elegge a guida la paura.

“Mangiamo fast, lavoriamo fast, viviamo fast, ma sogniamo un’isola felice che sia slow – dicono Raimondi e Castellani, in scena anche in veste di attori – Mettiamo il pannolone per non dover interrompere partite planetarie contro avversari lontani mille miglia da noi che un satellite elegge a nostri amici ed avversari. Accudiamo bambole iperrealiste che non piangono e di notte non si svegliano, ma che hanno le fattezze di bambini veri. Abbiamo smesso di andare a votare, ma chiediamo che i diritti e i doveri dei nostri cani, gatti, canarini e tartarughe e criceti e conigli e porcellini d’india e pesci rossi siano sanciti dalla legge e che il tribunale si occupi della loro dignità e del rispetto nei loro confronti. Abbiamo deciso che è arcaico esprimere un’opinione all’interno di una collettività negli ambiti che ci competono, ma commentiamo qualunque notizia schermati da uno schermo”. Calcinculo fotografa insomma il peggio del nostro oggi, del mondo e di noi stessi, il folle inconsapevole avvitarsi su un presente trasparente e menzognero, “le sue perversioni e le sue fughe da se stesso. La sua incapacità di immaginare un futuro, di sognarlo, di tendere verso un ideale, di credere”.