Il “Cantico dei Cantici” di Roberto Latini

Lo spettacolo finalista ai Premi Ubu 2017 è a Parma, al Teatro del Tempo dal 9 al 10 dicembre

04 dicembre 2017

Al Teatro del Tempo di Parmasabato 9 dicembre alle 21 e domenica 10 dicembre alle 17, va in scena il “Cantico dei Cantici” prodotto da Fortebraccio Teatro e diretto e interpretato da Roberto Latini. Il “Cantico” è finalista ai Premi Ubu 2017 nelle categorie ‘migliore attore o performer’ (Roberto Latini) e miglior progetto sonoro o musiche originali’ (Gianluca Misiti).

Dopo i pirandelliani “Giganti della montagna” e la riscrittura mulleriana di “Amleto”, Latini ha dunque deciso di misurarsi con uno dei testi più misteriosi e suggestivi delle Sacre Scritture, adattandolo per la versione scenica e offrendo al suo pubblico un viaggio struggente e trascinante nei meandri dell’amore: tra turbamenti, desiderio e passione, eros ed estasi, illusione e disperazione, dolcezza e lacerazione, sublime e grottesco, e abbandono, sogno, mancanza, rimpianto, pace mentale.

Il “Cantico dei Cantici” si trova nella Bibbia ebraica e cristiana e viene attribuito a Salomone, re di Israele nel X secolo a.C.; in realtà oggi si ritiene sia opera di uno scrittore anonimo del IV secolo a.C. che ha fatto confluire nel testo diversi poemi antecedenti originari dell’area mesopotamica. Il Cantico sarebbe dunque un canto nuziale laico, considerato sacro ed entrato nel canone biblico “a furor di popolo” in virtù del suo profondo significato allegorico e iniziatico che attinge ad una sapienza arcana e trascende i pur bellissimi versi d’amore.

Il testo del Cantico è composto di otto capitoli contenenti poemi d’amore in forma dialogica tra un uomo e una donna, il saggio Re Salomone e la sua sposa Sulammita. A interpretarlo, sul palco del teatro parmense non ci sarà una coppia ma una sorta di androgino, Roberto Latini, che accoglierà il pubblico su una panchina, dormiente,  (“Vi prego, non svegliate il mio amore che dorme”, recita il Cantico), per poi sedersi alla consolle di una postazione radio, al centro della scena, come un dj, un conduttore radiofonico, che si mette e toglie le cuffie e declama i versi del testo biblico miscelando il maschile e il femminile, concentrato non sui generi ma sul valore intrinseco del testo per coglierne e trasmettere non la correttezza formale ma la sua incredibile potenza, definita dallo stesso Latini “un balsamo per corpo e spirito”.

“Se lo si legge senza riferimenti religiosi e interpretativi – precisa ancora Roberto Latini – smettendo possibili altre chiavi di lettura, rinunciando a parallelismi, quasi incoscientemente, se lo si dice senza pretesa di cercare altri significati, se si prova a non far caso a chi è che parla, ma solo a quel che dice, senza badare a quale sia la divisione dei capitoli, le parti, se si prova a stare nel suo movimento interno, nella sua sospensione, può apparirci all’improvviso, col suo profumo, come in una dimensione onirica, non di sogno, ma di quel mondo, forse parallelo forse precedente, dove i sogni e le parole ci scelgono e accompagnano. Non ho tradotto alla lettera le parole, sebbene abbia cercato di rimanervi il più fedele possibile. Ho tradotto alla lettera la sensazione, il sentimento che mi ha da sempre procurato leggere queste pagine. Ho cercato di assecondarne il tempo, tempo del respiro, della voce e le sue temperature. Ho cercato di non trattenere le parole, per poterle dire…”

All’interpretazione di Latini lo spettacolo intreccia la musica: le antiche parole del Cantico sono intervallate da canzoni (da Carrà ai Placebo, a Morricone) e da una ulteriore trama sonora. Le musiche e i suoni sono curati da Gianluca Misiti, mentre i movimenti scenici di Latini – importantissimi in una pièce che va in cerca delle parole nel corpo, definita per questo “concerto per voce e corpo” – sono innervati da un gioco di luci curato da Max Mugnai.

Lo spettacolo è stato realizzato con il contributo di MiBACT e della Regione Emilia-Romagna.