Debutta “La donna più grassa del mondo” che vuole salvare il pianeta

La commedia firmata da Aldrovandi è a Reggio Emilia dal 7 al 16 dicembre

07 dicembre 2018

La donna più grassa del mondo, nuova produzione del Centro Teatrale MaMiMò,  è una commedia dai dialoghi brillanti e situazioni grottesche nata dalla penna di Emanuele Aldrovandi. La vedremo al debutto il 7 dicembre al Teatro Piccolo Orologio di Reggio Emilia con la regia di Angela Ruozzi, le scene e i costumi di Alice Benazzi e le luci di Fabio Bozzetta.

In scena tre personaggi – l’ecologista, il capitalista e la “donna più grassa del mondo” – interpretati da Luca Cattani,  Marco Maccieri e Alice Giroldini. I tre  vivono nella stessa casa e sono alle prese con una grossa crepa che minaccia la tenuta della struttura e quindi la loro sicurezza. La crepa si è aperta sotto il divano della donna, che pesa quattrocentosessanta chili e dunque dovrebbe dimagrire; ma la felicità che le procura il cibo è troppo grande perché possa rinunciarvi. Una dichiarata metafora della crisi ambientale che vive il pianeta Terra, la nostra “casa” – e quindi un invito a riflettere sulla capacità dell’uomo di immaginare un modo alternativo per raggiungere la felicità, un modo che non lo condanni all’autodistruzione – la pièce va in scena per due weekend consecutivi, dal 7 al 9 dicembre e poi dal 14 al 16 dicembre (venerdì e sabato alle 21.00, domenica alle 17.00).

“Noi tutti crediamo di vivere in condizioni di benessere, – scrive Angela Ruozzi nelle note di regia – fino a quando non ci viene il dubbio che non sia così. Ci è stato implicitamente insegnato che viviamo nel migliore dei mondi possibili ed è quindi assurdo cercare di costruirne uno migliore (e quale sarebbe, poi?). Forse la storia del migliore dei mondi possibili era una bugia. Noi non siamo felici. Abbiamo continuamente fame. Abbiamo le case piene di oggetti, ma ne vogliamo sempre di nuovi. Siamo pieni di contatti, ma non ci soddisfano mai del tutto. Siamo affamati. Siamo afflitti da insaziabilità. L’insaziabilità allo stato puro. La nostra società ha raggiunto una grande libertà, ma questa libertà non ci ha liberato. Continuiamo ad avere fame. Questa fame insaziabile, questa vuotezza intrinseca, ci parla di una cosa molto reale, di una profonda vacuità al centro della nostra cultura, generata dalla distruzione di idee e tradizioni rimpiazzate da sistemi economici (che sono diventati sistemi ideologici) per cui l’uomo non deve credere più a nulla se non alla soddisfazione del proprio desiderio. Il desiderio è diventato il nostro ultimo idolo. La donna più grassa del mondo, che pur essendo simbolo d’insaziabilità rimane contemporaneamente metafora di fertilità, ci suggerisce che c’è qualcosa di cui noi esseri umani abbiamo bisogno per il nostro vero benessere e che non cesseremo mai di desiderare: comunità, connessione, contatto con la natura, equilibrio, la sensazione di una missione più grande dei nostri immediati desideri parcellizzati.”

“La donna più grassa del mondo”, definita “uno spettacolo per salvare il pianeta”, nasce anche grazie al fondamentale contributo di 140 donatori, fra cittadini e aziende, che hanno partecipato alla campagna di crowdfunding sulla piattaforma Idea Ginger. Questo finanziamento collettivo, assieme a tante altre iniziative (come il festival “Felicità Sostenibile”, alla sua seconda edizione in aprile 2019), fa parte di un percorso culturale attivato due anni fa per mettere l’arte e il teatro al servizio della salvaguardia ambientale, di un futuro più sostenibile. Si tratta di un’indagine a tutto tondo, un’azione culturale portata avanti con voci, sguardi e linguaggi differenti, ma con un unico obiettivo: sensibilizzare la cittadinanza sulle tematiche ambientali e il grave rischio che stiamo correndo.

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