“Prima della pensione”. Le Belle Bandiere e “l’anima tedesca” di Bernhard

Al Teatro Magnani di Fidenza il 23 gennaio

09 gennaio 2018

“Prima della pensione ovvvero Cospiratori” è una commedia in tre atti di Thomas Bernhard rappresentata per la prima volta nel 1979 ma arrivata in Italia, come del resto tutto il teatro del drammaturgo austriaco, solo vent’anni più tardi, nel 1999. È una commedia psicologica, anche se le tematiche indicano un contenuto politico e resta indubbio il suo valore di spietata denuncia nei confronti del nazismo e dei suoi effetti a posteriori sul popolo tedesco: “Cospiratori” infatti può essere considerato anche un emblema della Germania della post-bellica sovrastata dallo spettro storico delle situazioni relazionali in epoca di guerra, interne al paese. Al suo debutto, a Stoccarda, il critico del “Die Zeit” Benjamin Heinrichs lo definì “il testo migliore di Bernhard, il più complicato, il più sinistro”.

“Una commedia dell’anima tedesca”, questo è il sottotitolo di un nuovo allestimento dei “Cospiratori”, debuttato un anno fa e prodotto da Emilia Romagna Teatro Fondazione in collaborazione con la compagnia Le Belle Bandiere di Elena Bucci e Marco Sgrosso che ne curano le scene e la regia, oltre che il progetto, e ora la portano nuovamente in scena al Teatro Municipale Girolamo Magnani di Fidenza, martedì 23 gennaio alle 21.00.

Nella casa in cui vivono da quando erano bambini, tre fratelli – Vera, Rudolf e Clara – ogni anno con una cena speciale festeggiano il compleanno di Himmler. Così vuole Rudolf, un giudice prossimo alla pensione ma anche un ex ufficiale delle SS, che per la ricorrenza indossa la divisa e si abbandona alle nostalgie dei “bei tempi andati”, quelli dei lager. Anche sua sorella Vera è nostalgica del nazismo, condivide con il fratello il fanatismo (e pure il letto, in un rapporto incestuoso), le ideologie criminali del nazionalsocialismo, le ossessioni, le rievocazioni, le recriminazioni, gli sproloqui martellanti, le ripetizioni, le manie, i gesti rituali. Vera si occupa della casa e dell’altra sorella, Clara, paraplegica, inchiodata su una sedie a rotelle in seguito a un bombardamento degli americani durante la guerra. Clara, la cui menomazione fisica è per la famiglia l’emblema dell’oltraggio che l’America ha compiuto nei confronti della Germania, è comunque considerata come “una diversa”, ingrata e pazza perché simpatizzante di sinistra. Clara infatti è una sorta di contraltare ai due fratelli, si oppone strenuamente alle loro idee, parla poco e osserva con esplicito disprezzo e usa contro i fratelli un’arma implacabile, il mutismo, che cresce progressivamente fino al silenzio totale e definitivo. “Lei recita la parte più difficile”, dice Vera, indicandoci una prospettiva metateatrale dell’intero spettacolo, con una sovrapposizione di teatro e vita: “Noi siamo solo i suggeritori. Lei, tacendo, tiene viva la commedia”.

Ad interpretare le dinamiche familiari dei tre fratelli, impantanati nelle loro fissazioni e monolitici come i personaggi di una tragedia greca, e a trasmettere agli spettatori il magnetismo del linguaggio di Bernhard, la sua inquietudine e la sua tagliente ironia, sul palco troviamo Marco Sgrasso (nel ruolo di Rudolf), Elena Bucci (Vera) ed Elisabetta Vergani (Clara). La traduzione del perturbante e bellissimo testo di Bernhard è di Roberto Menin.

Nelle loro note di regia, Elena Bucci e Marco Sgrosso scrivono: “Le parole e il loro ritmo sono pura energia che affascina, travolge, violenta, lenisce, si erge a protezione contro il vuoto e il pur desiderato cambiamento, contro la morte. Attraverso la ripetizione, gli Höller, senza altri congiunti e discendenze, ricompongono il proprio ritratto immobile nonostante lo scorrere del tempo, trasformano il reticolato dei gesti quotidiani in un racconto epico della loro esistenza e incastonano con caparbia presunzione il proprio mito nella grande storia che soltanto in apparenza li ha risparmiati… Nella sua solitudine, Bernhard compie l’atto alchemico che trasforma il dolore in arte e la memoria in scrittura, regalandoci la possibilità di intuire come eventi tremendi possano continuare ad accadere nella storia di tutti. E dopo avere evocato gli incubi più potenti del secolo, basta il semplice incrinarsi di un piccolo equilibrio, fragile come i cristalli di famiglia, per trasformare il dramma in farsa… Da molti anni pensavamo con cautela a questo autore schivo, capace di leggere in profondità l’animo umano e la storia e di registrarne le contraddizioni fino a farle esplodere in tragedia e in riso raggelato, affascinati dalla potenza della sua scrittura ironica, tagliente, asciutta: una sfida irresistibile…”

La drammaturgia e la cura del suono sono di Raffaele Bassetti (la musica accompagna il flusso di parole per tutto lo spettacolo, spaziando da Rachmaninov a Beethoven, da Björk a Marlene Dietrich, passando per sonorità rock e pop). Le luci (dagli effetti definiti ipnotici) sono disegnate da Loredana Oddone. La supervisione ai costumi è di Ursula Patzak.

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Elena Bucci racconta