Dio, amore e ribellione. Dodin e Abbado rileggono Luisa Miller di Verdi

Al Festival Verdi di Parma il 5, 12 e 19 ottobre

04 ottobre 2019

Dopo il debutto del 28 settembre, il 5, 12 e 19 ottobre le opposte e indissolubili ragioni del bene e del male cantate da Verdi in Luisa Miller, risuoneranno ancora nella monumentale Chiesa di San Francesco del Prato, con la magia di un’ispirazione rinfocolata dal fascino stesso del luogo che ne accoglie l’allestimento. La magnifica chiesa del XIII secolo, infatti, diventata carcere per oltre duecento anni e poi abbandonata, è oggi un cantiere in corso nel cuore di Parma e diventa così palcoscenico d’eccezione per uno degli eventi più attesi del Festival Verdi, un esempio perfetto di come l’opera lirica possa entrare in relazione con l’opera architettonica in cui ha luogo.

A firmare la regia della nuova coproduzione tra il Festival e la Fondazione Teatro Comunale di Bologna (in collaborazione con la Diocesi di Parma e il Comitato per San Francesco del Prato), è un gigante del teatro russo, ovvero Lev Dodin, che ha lavorato sull’edizione critica a cura di Jeffrey Kallberg – con le scene e i costumi di Aleksandr Borovskij, le luci di Damir Ismagilov, la drammaturgia di Dina Dodina, e Dmitrij Košmin come assistente regista – ponendo l’accento sulla complessità delle questioni fonde dell’esistenza. “La storia di Luisa Miller di Verdi nel suo nucleo nasconde lo scontro alla radice della vita, la lotta di due principi: il bene e il male – spiega infatti Dodin nelle note di regia – Questo scontro è complesso e contraddittorio: l’amore non solo si oppone tenacemente alla perfidia, ma nasconde la perfidia dentro se stesso. […] Sarà forse questa inscindibilità fra nobiltà e bassezza che ci fa soffrire e fa nascere tutti i nuovi conflitti della nostra vita? Per far sentire questi primordiali problemi della vita, incarnati nelle grandi note di Verdi, quale spazio sacrale migliore di una chiesa del tredicesimo secolo? La musica è sempre un dialogo con i Cieli. Ci piacerebbe che nella Chiesa di San Francesco Luisa Miller risuonasse come liturgia sull’amore. E radioso Mattutino. E Requiem singhiozzante”.

Compito non facile ma entusiasmante, se alla testa dell’Orchestra e del Coro del Teatro Comunale di Bologna guidato da Alberto Malazzi c’è Roberto Abbado. “Sono felice di riaccostarmi a Luisa Miller – racconta il Direttore musicale del Festival Verdi – opera caratterizzata da un sottofondo teologico e tratta da un autentico capolavoro del teatro tedesco come Intrigo e amore di Schiller. In essa Verdi si schiera contro l’assolutismo del potere, a difesa della libertà dell’individuo e quindi della libertà d’amare, denunciando così i privilegi di casta, osteggiati con giovanile ribellione. È evidente che in ogni scena di Luisa Miller c’è la presenza divina. Non c’è scena in cui Dio non venga nominato, l’opera è disseminata di preghiere, e anche quando queste non hanno la caratteristica formale di preghiere si tratta comunque di invocazioni, di richieste rivolte a Dio. A me pare perciò che al di là della vicenda del legame impossibile e a parte la rete di intrighi, gelosie, verità, menzogne, sia presente un livello superiore: come se le vicende dei personaggi e i loro rapporti fossero guidati da un disegno superiore”.

In scena, a cantare intrighi amorosi e preghiere un cast eccezionale che vede protagonisti Riccardo Zanellato, Francesca Dotto e Amadhi Lagha al loro debutto a Parma, e poi Franco Vassallo, Martina Belli, Gabriele Sagona, Veta Pilipenko e Federico Veltri, quest’ultimo già allievo dell’Accademia Verdiana.