Il diritto a essere ascoltati: al via il quarto atto di Atlas of Transitions. Dal 2 al 7 dicembre

23 novembre 2020

Dal 2018 riflette sugli intrecci più originali tra arti, migrazioni e cittadinanze, radunando a Bologna artisti, attivisti e intellettuali da tutto il mondo per dar vita a un festival unico nel suo genere in Italia. È Atlas of Transitions Biennale, rassegna interamente dedicata alle migrazioni e realizzata nell’ambito di un progetto internazionale promosso da ERT Fondazione con undici partner europei e in dialogo con una larga rete di collaboratori urbani. Dopo gli affondi sul diritto alla città, sulla nozione di casa e sul rapporto tra arte e attivismo, il quarto e ultimo atto del festival curato da Piersandra Di Matteo allarga ulteriormente lo sguardo e mette al centro il concetto di pluralità e di diritto all’essere ascoltati.

We the people è infatti il poderoso titolo di questa nuova edizione ripensata (causa pandemia) in versione invernale e prevalentemente per la trasmissione in streaming. Performance, incursioni radiofoniche, talk, film e workshop animeranno le giornate dal 2 al 7 dicembre: “un invito – spiega la curatrice, a contrastare la subalternità razziale, di genere, sociale, economica, per affermare l’urgenza di una politica dell’ascolto basata sul diritto di tutti a essere ascoltati”. “Lo spettatore – continua Di Matteo – è qui soprattutto qualcuno che si dispone ad ascoltare, che presta attenzione alle voci ignorate o messe a tacere. Nella materialità dell’ascolto ci si incontra come corpi, corpi che si uniscono, un assemblaggio che è ora e qui, e già sulla strada per qualcos’altro, verso un altro ascolto”.

Se c’è tempo per tutta la durata del festival di intercettare, nelle bacheche urbane della città CHEAP | Street Poster Art, le fotografie di Michele Lapini che ritraggono adunanze, assemblee cittadine, proteste, azioni collettive di movimento, riti commemorativi e manifestazioni, un appuntamento preciso da segnare assolutamente in agenda è il debutto di  una nuova opera della nota regista argentina Lola Arias intitolata Lingua Madre. Nato da un lungo lavoro di condivisione col territorio e dal coinvolgimento di alcuni abitanti di Bologna, lo spettacolo è una grande inchiesta sulla maternità, “una interrogazione su crisi demografica, aborto, procreazione assistita, istanze del movimento ecofemminista, adozione, maternità non-biologica, gestazione per altri, maternità e migrazione, soggettivazioni del femminile svincolate dai modelli interiorizzati della cultura patriarcale, scelte childfree”. La prima assoluta è in programma dal 4 al 6 dicembre all’Arena del Sole, mentre il 2 dicembre sui profili social di Atlas ed ERT la regista e i protagonisti dello spettacolo raccontano impressioni, scelte e dinamiche del lavoro collettivo.

Un altro degli eventi di punta questa edizione coinvolge il collettivo ZimmerFrei, artisti associati alla Biennale, che il 6 dicembre presenta in prima assoluta (sulla piattaforma #iorestoinSALA della Cineteca di Bologna) i quattro episodi di Saga, originale formula di documentario che ha per protagonisti quattro giovani dalle cui storie emerge una nuova idea di cittadinanza. La proiezione sarà seguita da un incontro con Anna de Manincor, Massimo Carozzi e i protagonisti del film, coordinato da Antonella Agnoli (in onda sui canali social di ERT e di Atlas). Dal 3 al 5 dicembre, i due artisti conducono poi un laboratorio di visione rivolto a studentesse e studenti delle scuole medie superiori. Tra gli altri appuntamenti performativi segnaliamo l’evento conclusivo del festival, organizzato con Mediterranea Saving Humans, ovvero Necropolis dell’artista bielorusso Arkadi Zaides, un “rito laico di commiato” che invita lo spettatore a non distogliere lo sguardo di fronte alle stragi nel Mediterraneo. La performance sarà trasmessa in diretta streaming sui social di Atlas ed ERT il 7 dicembre, seguita da un incontro con l’artista, la giornalista Francesca Mannocchi e il docente dell’Università di Bologna e attivista Sandro Mezzadra, coordinato da Piersandra Di Matteo.

Sugli stessi canali il 4 dicembre l’artista e teorico statunitense Brandon LaBelle conduce un seminario su Sound, Acoustics, and the Politics of Listening, in dialogo con la storica dell’arte e direttrice artistica della Biennale Internationale de Casablanca Christine Eyene e con la studiosa greca di arti performative Hypatia Vourloumis, mentre la sound artist Rokia Bamba, voce della diaspora africana, è ospite di Atlas il 5 dicembre con una masterclass ospitata sulle frequenze di Neu Radio e una conversazione in streaming con Federico de Felice, animatore di Atlantico Festival. Un momento di confronto è anche una tavola rotonda online del 3 dicembre a partire dalla pubblicazione Right to the City, Performing Arts and Migration, volume curato da Roberta Paltrinieri, Paola Parmiggiani, Pierluigi Musarò e Melissa Moralli.

Una sezione del festival, infine, è dedicata all’attivazione di dispositivi relazionali basati sull’ascolto e sulla voce, grazie all’azione vocale collettiva Magnitudo, concertata e creata dalla compositrice Meike Clarelli e dal musicista Davide Fasulo del Collettivo Amigdala (le quattro partiture musicali si possono ascoltare fino al 7 dicembre su Neu Radio). In dialogo con la poetessa, performer vocale e attivista ugandese Carolyne Afroetry, Clarelli ha composto poi la canzone A Forgotten Tune, motivo ispiratore dell’omonimo laboratorio di canto sensibile diretto dalla compositrice insieme a Elisabetta Dallargine, che verrà diffusa sulla piattaforma radiofonica di Radio India – Teatro di Roma (in onda sabato 5 dicembre). Per chi non riesce a stare dietro all’intero programma niente paura, tutti gli appuntamenti di We the People diventeranno un ciclo di podcast all’interno di Usmaradio.