Il Futuro è “Inevitabile” al Festival 20 30

Dal 17 novembre al 1° dicembre a Bologna

15 novembre 2019

È la rassegna più giovane di Bologna, per età media di chi la organizza e di chi la frequenta, ma alla sua sesta edizione è già diventata un appuntamento imperdibile per gli appassionati di ogni età che amano il teatro e vogliono scoprire cosa bolle in pentola nel mondo under 30. Sotto l’apocalittico titolo di Inevitabile, per continuare a sondare l’immaginario della generazione di chi oggi ha tra i 20 e i 30 anni, torna il Festival 20 30 organizzato da Kepler-452.

Dal 17 novembre al 1° dicembre spettacoli, laboratori, concerti, installazioni e performance racconteranno l’orizzonte che si staglia di fronte a chi veleggia verso l’età adulta, schiacciato tra la promessa (minacciosa) di una fine ormai prossima della specie per ragioni climatiche e ambientali e la condizione di infelicità che sta logorando una civiltà per la quale, come scriveva Mark Fisher in Realismo Capitalista, “è più facile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo”.

“Il mondo in cui viviamo – raccontano i curatori – sta attraversando uno dei momenti più complicati e interessanti della storia. In un orizzonte poco chiaro e per niente rassicurante si stagliano, da più parti, segnali di cedimento della realtà per come la conosciamo. Democrazia, economia, diritti, ambiente, guerre tra occidente e oriente, disgregazione dei rapporti interpersonali, sono temi al centro del dibattito pubblico, ma di fatto nulla sembra riuscire realmente ad opporsi al progressivo scivolamento verso il quale stiamo già precipitando. La fine si profila sempre più vicina, e forse è un dato inevitabile del prossimo futuro, tuttavia nessuno sembra veramente attrezzarsi per affrontarla. Queste prospettive impongono un’ampiezza di sguardo che rischia di indebolire l’atto stesso di guardare. Il contrario, insomma, di quello che cerca di fare il teatro su quei pochi metri quadrati di palcoscenico che ha a disposizione per raccontare il mondo.”

Il teatro in effetti prova a mostrare, spiegare, ma anche a immaginare futuri possibili, a prefigurarli, a sognarli. E questo proveranno a fare gli ospiti della rassegna, già a partire dalla terza edizione di EXIT curata da Olivia Teglia e Lucia Fontanelli e organizzata da Associazione Xi con la collaborazione di Avanguardie 20 30. Quest’anno EXIT, progetto collaterale Festival 20 30, prevede un intervento “urbano” molto particolare: il 2, 9 e 16 novembre, tredici artisti attraverseranno quattro minimarket della città, ovvero gli alimentari di Halim, Hossain, Sharif e Rahman, luoghi ormai identitari per Bologna, per raccontarli in forme diverse: dal video, alla performance, all’installazione.

Sul fronte spettacoli il cartellone si apre il 17 novembre alle 21 al LABOratorio di San Filippo Neri, con Nicola Borghesi e Paolo Nori in scena insieme per la prima volta in Se mi dicono di vestirmi da italiano non so come vestirmi, un dialogo in cui i due attori e autori, indagando la questione dell’essere italiani, divagano parlando di calcio, famiglia, letteratura e confini. Sullo stesso palco il 22 novembre alle 20.30 la compagnia Amor Vacui presenta Intimità, uno spettacolo diretto da Lorenzo Maragoni che attraverso una storia “forse d’amore” tra attori e pubblico esplora le possibilità dell’equilibrio, della reciprocità, dell’ascolto intimo dell’altro da sé. L’ultimo appuntamento serale a San Filippo è il 23 novembre alle 20.30, con un concerto-spettacolo di Extraliscio tutto da scoprire, a partire dal titolo La mazurca è democristiana, la polca è comunista, IL PUNK È DA BALERA, mentre il 24 novembre Kepler-452 propone una giornata aperta di discussione con Avanguardie 2030 e altri gruppi della rete Risonanze, network nazionale per la “diffusione e tutela del teatro under 30”.

Altri tre spettacoli sono in programma invece all’Arena del Sole. Il primo è Lybia. Back Home de La Ballata dei Lenna, in scena il 29 novembre alle 20.30, un lavoro ideato e diretto da Paola Di Mitri, che vede protagonista Miriam Selima Fieno, dalla cui storia familiare parte il racconto. Molti anni dopo la morte del nonno, Giancarlo Fieno, Miriam viene infatti a conoscenza di un libro di memorie finito di scrivere nel 1993, in cui Giancarlo narra le vicende che lo vedono coinvolto a partire dal 1943, anno in cui viene destinato al fronte nordafricano, in Libia, come medico di guerra. Il 30 novembre alle 20.30 è in programma Questo lavoro sull’arancia, uno spettacolo di Marco Chenevier, in scena con Elena Pisu per mostrare, attraverso la danza, come il rapporto di forza tra chi è sul palco e chi guarda rifletta i rapporti di potere che viviamo tutti i giorni. Il 1 dicembre l’Arena ospita infine L’amore ist nicht une chose for everybody (lovingkills), uno spettacolo di Collettivo Treppenwitz, per la regia di Simon Waldvogel (in italiano, tedesco, francese e inglese con sopratitoli) in cui un gate aeroportuale accoglie  una serie di viaggiatori che, nell’attesa del volo, si incontrano, si scontrano e si confrontano con l’amore e le loro convinzioni.

Da segnalare anche la presentazione del libro Lo spettatore è un visionario di Lucia Franchi e Luca Ricci (moderata da Massimo Marino) venerdì 29 alle ore 18:30 nel foyer dell’Arena del Sole e i tanti laboratori, tenuti dalle compagnie ospiti del festival, che ne presentano un esito pubblico nelle serate in cui presentano il proprio spettacolo. Gran finale al Locomotiv Club il 30 novembre con un party in collaborazione con BilBolBul

Il Festival 2030 è reso possibile dal contributo di Fondazione del Monte, Emilia Romagna Teatro Fondazione, Regione Emilia Romagna e Comune di Bologna.