Giovani talenti & giovani sguardi. Conversazione con il pianista Gabriele Strata

Giovedì 16 maggio all'Oratorio di San Filippo Neri

14 maggio 2019

Per il penultimo concerto della rassegna Talenti del Bologna Festival saremo travolti dalla bravura e abbagliati dal sorriso del giovanissimo pianista Gabriele Strata. Giovedì 16 maggio alle 20.30 eseguirà un programma complesso con musiche di Chopin, Liszt, Debussy e Bartok, presso l’Oratorio di San Filippo Neri. Per la rubrica Giovani talenti & giovani sguardi lo ha intervistato Martina Stracuzzi, diplomata in pianoforte e laureata in musicologia, redattrice di Chorus, il blog del Conservatorio G. B. Martini di Bologna.

 

 

Così giovane e già con tanti riconoscimenti. La vita del musicista, soprattutto del concertista, porta con sé il fascino del viaggio e della ricerca continua di nuove scoperte che possano arricchire dal punto di vista musicale. Ma tutto questo implica anche molti sacrifici. Ci vuoi raccontare un po’ la tua esperienza da questo punto di vista e che consigli daresti ai giovani pianisti come te che vorrebbero intraprendere questa carriera?

Senza alcun dubbio è una strada molto difficile, e i sacrifici sono necessari. Purtroppo, il talento da solo non basta mai: al suo lato sono necessarie determinazione, costanza e tanto duro lavoro. Nonostante sia un percorso molto duro, però, è un tipo di vita e di carriera che può dare tante grandissime soddisfazioni, più che a sufficienza per ripagare i sacrifici. Adoro viaggiare e suonare in posti diversi, per pubblici che provengono da diverse culture e tradizioni, e tutto ciò arricchisce enormemente la mia musica.

Hai altri interessi oltre al pianoforte e alla musica o questi sono totalizzanti nella tua vita?

Nonostante queste siano le parti prevalente nella mia vita, mi interessano molto la letteratura e le arti visive. Sono convinto che per potersi veramente immergere nella musica, da interprete, e per poterla comprenderla nella sua totalità, un artista debba avere una solida cultura generale che vada oltre la nicchia della sfera musicale.

Quali sono le tue figure di riferimento e i tuoi modelli dal punto di vista musicale e interpretativo?

Radu Lupu, Ivo Pogorelich e Martha Argerich sono alcuni dei miei pianisti di riferimento.

Rispetto ai tuoi colleghi che si sono esibiti nei precedenti concerti della rassegna Giovani Talenti del Bologna Festival in gruppi cameristici tu sei l’unico solista. Ti sei esibito anche tu in altre occasioni di formazioni da camera o preferisci il repertorio solistico? Che cosa dà uno e cosa l’altro secondo te?

Sicuramente fino ad ora ho suonato di più come solista, ma adoro suonare in formazioni di musica da camera! Condividere la musica sul palco in intimità con colleghi ed amici è una delle mie gioie più grandi da musicista. Quest’anno mi sono esibito diverse volte in un trio, e porto con me dei ricordi magnifici da quei concerti.

Il programma si divide in due parti attraverso le quali ci mostri due possibilità di stili pianistici differenti per il periodo romantico e il ‘900. Nella prima si mettono a confronto il pianismo intimo di Chopin e quello virtuosistico di Liszt. Mentre nella seconda parte passiamo al ‘900 con Debussy e Bartok. Cosa ti ha spinto a scegliere questo programma e quai sono state le difficoltà nello studio?

Chopin e Liszt sono due fra i miei compositori preferiti, la loro musica per me tocca il cuore e sento di potermi esprimere senza filtri attraverso di essa. Mentre la prima metà del concerto si concentra sul repertorio romantico, con Bartok e Debussy l’attenzione si sposta su un altro aspetto del pianismo che mi ha sempre affascinato, ovvero l’evocazione dell’extra-musicale. Dai suoni della natura di notte in Bartok, ai fuochi d’artificio e i paesaggi nella nebbia di Debussy, queste musiche di Bartok e Debussy trasportano l’ascoltatore (e il pianista!) in altri mondi.

Hai un repertorio o un autore che preferisci eseguire e che senti tuo?

Nonostante il repertorio romantico è probabilmente quello che sento più vicino e che fino ad ora ho suonato di più, ci sono certe corde dell’animo umano che soltanto Bach, per me, riesce a toccare. Mi appassiona molto anche della musica del 900, in particolare in Francia e Russia.

Ultima domanda: dove ti vedi tra 5 anni?

Difficile da dire… Nonostante tutte le variabili al di fuori del mio controllo l’unica certezza è la musica, che sarà sempre nella mia vita a prescindere. Spero di avere la fortuna di continuare a fare questo mestiere per tanti anni a venire, condividere la musica con più persone possibili e viaggiare molto.