Giuseppe Cederna è “Da questa parte del mare”

Migrazioni, radici e senso dell’umano tra canto e recitazione. A Rimini, il 10 giugno

10 giugno 2018

Da questa parte del mare è un titolo dalla triplice destinazione: dà il nome a un album musicale, a un libro e a una pièce teatrale. In ogni caso, è un ventennale e struggente viaggio metaforico – per storie e canzoni – di Gianmaria Testa dedicato al tema delle migrazioni contemporanee e al senso delle radici e dell’umano. Nella sua versione teatrale, diretta da Giorgio Gallione e interpretata da Giuseppe Cederna, domenica 10 giugno (alle 21.30) Da questa parte approda nel cuore del centro storico di Rimini, al Teatro degli Atti. Il libro, pur definito come “libro della vita di Gianmaria Testa”, non è una classica autobiografia, piuttosto una “multibiografia di persone e di luoghi”, per dirla con parole di Erri De Luca che firma la prefazione al libro, pubblicato postumo pochi giorni dopo la scomparsa del cantautore (nel 2016). Il testo, intensissimo, è un distillato di pensieri, storie e situazioni che hanno contribuito a dar vita alle canzoni dell’omonimo album, uscito dieci anni prima. Il caleidoscopico racconto dei grandi movimenti di popoli di questi anni, composto con il solo sguardo sensato, che è quello di raccontare storie vere (storie aspre e bellissime narrate da persone costrette a partire “come ladri di notte in mano a ladri di mare”), è accompagnato da riflessioni umanissime, senza retorica o presunzione di assolutezza, e dal racconto di sé, della propria infanzia e dell’importanza delle radici, intese come “sguardi lunghi” contraltare delle catene – il tutto scandagliato con un linguaggio poetico, assieme burbero e commosso. Il libro dunque è diventato uno spettacolo teatrale vero e proprio. Giuseppe Cederna, che con Testa ha condiviso palcoscenici e ideali, lo porta in scena in forma di monologo; ma sul palco Cederna sarà al contempo la voce di Testa, l’orante che accenna frammenti di canzoni e la voce dei senza voce, in un continuo campo e controcampo che ha quale elemento costante un mare che salva e insieme danna. Giorgio Gallione, un altro “fratello” elettivo di Testa, cura la regia dello spettacolo amalgamando parola cantata e recitata, traducendo in forme e immagini teatrali parole pensate per la pagina scritta e intrecciando vari fili per una tessitura affacciata sul Mediterraneo: nello spettacolo il mare emerge come un altro protagonista, a sottolineare la veracità dei racconti. Alla stesura del monologo teatrale hanno contributo Alessandra Ballerini e Marco Revelli. Gli elementi scenografici sono di Lorenza Gioberti; le luci di Andrea Violato.