Kavakos e Pace suonano Beethoven

Il 23 gennaio al Regio di Parma

22 gennaio 2020

 Un grande violinista greco, un virtuoso del pianoforte italiano e un programma interamente dedicato a Ludwig van Beethoven nel 250° anniversario della sua nascita. Sono questi gli ingredienti del concerto in programma il 23 gennaio alle 20.30, come evento inaugurale della Stagione Concertistica 2020 del Teatro Regio di Parma realizzata da Società dei Concerti di Parma, con il sostegno di Chiesi e in collaborazione con Casa della Musica.

A interpretare la Sonata n. 2 per violino e pianoforte, in la maggiore, op. 12 n. 2, la Sonata n. 3 in mi bemolle maggiore, op. 12 n. 3, la Sonata n. 6 in la maggiore, op. 30 n. 1 e la Sonata n. 7 in do minore, op. 30 n. 2 saranno infatti Leonidas Kavakos, violinista ateniese noto nel mondo per il suo talento che a poco più di vent’anni gli era già valso la vittoria al Concorso Sibelius nel 1985, il Premio Paganini e il Concorso di Naumburg nel 1988, ed Enrico Pace, pianista straordinario che si esibisce sia come solista che con orchestre prestigiose come la Royal Orchestra del Concertgebouw, la Filarmonica di Monaco, la BBC Philharmonic Orchestra, l’Orchestra Nazionale di Santa Cecilia di Roma, la MDR-Sinfonieorchester di Lipsia, la Camerata Salzburg, l’Orchestra Filarmonica di Varsavia.

I due virtuosi sono esperti della musica del grande compositore tedesco. Nel 2007, infatti, la registrazione delle Sonate per violino di Beethoven eseguite dal duo ha ricevuto un ECHO Klassik Instrumentalist of the Year e il loro recente progetto dedicato alle sonate per violino e pianoforte si è concretizzato in un’incisione integrale per Decca e nell’assegnazione del Premio Abbiati della critica italiana. Imperdibile l’occasione di assistere a un concerto in cui i due artisti sono alle prese con un programma beethoviano d’eccellenza. “Un po’ di sapore mozartiano ma anche l’inconfondibile impronta beethoveniana – scrive infatti lo storico della musica Giuseppe Martini – le sonate per violino e pianoforte dell’op. 12 e dell’op. 30 mostrano il momento in cui Beethoven fa esperimenti per diventare sempre più Beethoven e congedarsi lentamente dal Settecento, lasciando anche qui tracce di grandezza e personalità”.