La banalità del male in Arizona. Falco e Marinoni portano in scena Rubio

Dal 19 al 27 ottobre all’Arena del Sole e dal 29 ottobre al 10 novembre alle Passioni

16 ottobre 2019

George e Margaret sono una tipica coppia americana di mezza età, lui dispotico, pienamente nello stereotipo del macho occidentale, lei stramba e sognante, canterina, appassionata di Julie Andrews. Persone comuni, che non si farebbe fatica a definire perbene. A un certo punto della loro vita decidono di imbarcarsi nell’avventura di mettersi in viaggio dallo stato del Wyoming, dove vivono, verso il deserto dell’Arizona, alla frontiera tra Stati Uniti e Messico, per partecipare a una missione del progetto Minute Man, milizia civile creata nel 2004 con l’obiettivo di difendere i confini statunitensi dai migranti del sud, dai messicani insomma, di rendicontarne gli ingressi illegali e “riflettere sulle frontiere” come si legge nel testo. Sotto il sole implacabile del deserto, che assurge al simbolo di una diffusa secchezza relazionale, i due scoprono in sé e negli altri delle zone d’ombra e di incomunicabilità impensabili, ritrovandosi vittime delle proprie stesse rigidità di pensiero, politico, sociale, relazionale, e in preda a follia, nevrosi, falsità.

Pregiudizio, ideologia, propaganda, conformismo, paura dello straniero: ad occhi che ancora hanno vivide davanti a sé le immagini strazianti di figli separati dai genitori alla frontiera col Messico solo un anno fa, la vicenda sembra più attuale che mai. Invece è solo il 2005 quando il drammaturgo, sceneggiatore e regista spagnolo Juan Carlos Rubio ha raccontato questa storia in una tragedia musicale intitolata Arizona. Un testo profetico, evidentemente, che ha saputo leggere la storia e le sue inquietanti avvisaglie al punto da anticiparne le implicazioni più sinistre che oggi sono sotto gli occhi di tutti, e che trovano facili parallelismi nel presente europeo dei migranti respinti in mare e alle frontiere.

Ed è proprio leggendovi in controluce le dolorose vicende nostrane che Fabrizio Falco, attore classe 1988 tra i più apprezzati della sua generazione, si mette al banco di regia per portare in scena, anche nei panni di attore insieme a Laura Marinoni, il testo di Rubio tradotto da Giorgia Maria D’Isa con Pino Tierno, in una nuova produzione di ERT al debutto all’Arena del Sole di Bologna dal 19 al 27 ottobre (e poi alle Passioni di Modena dal 29 ottobre al 10 novembre), con scene e costumi di Eleonora Rossi, luci di Vincenzo Bonaffini e musiche e suono di Angelo Vitaliano. Ma se nell’opera dell’autore abbondano elementi di teatro dell’assurdo e musicale, Falco si concentra invece sui dialoghi e sulle dinamiche relazionali, puntando tutto su un effetto di realismo che possa permettere allo spettatore di entrare nella storia per la porta dell’empatia. “La mia convinzione – spiega infatti il giovane regista – è che proprio il filtro della teatralità debba essere gradualmente abbattuto, in funzione di un linguaggio più diretto e più vicino all’esperienza di noi tutti. Nel momento in cui i conflitti che vediamo in scena appaiono affini ai nostri, il palcoscenico si trasforma in uno specchio della realtà, nel quale riconoscersi”.

Centratissima dunque la scelta di tornare in scena con un’attrice raffinata e di lunghissima esperienza quale è Laura Marinoni, con cui Falco aveva già recitato nel 2015 in una Fedra da lei interpretata, vestendo i panni del figliastro Ippolito che respinge l’amore della matrigna spingendola alla disperazione e alla pazzia. E d’altronde una relazione familiare patologica è anche il cuore drammaturgico di Arizona, che insistendo sul microcosmo della coppia racconta la banalità di un male diffuso nell’intero occidente. La caratteristica mancanza di memoria di Margaret, vittima delle sue dimenticanze, diventa infatti simbolo di una amnesia più vasta che ammala la memoria di milioni di persone, le quali sembrano immancabilmente dimenticare la Storia per ripeterne gli errori. Senza neppure rendersene conto, perché in fondo la vera vita degli altri entra in casa della coppia solo dalla radio, da cui tra una notizia angosciante e l’altra fuoriescono melodie di commedie musicali americane.