Live Arts Week. Una decima edizione in “campo aperto”. Dal 19 al 27 giugno a Bologna

09 giugno 2021

Per celebrare i suoi dieci anni Live Arts Week rinuncia alle infrastrutture e si insedia in campo aperto, tra canneti, prati, savana e macchia suburbana. La nuova edizione della rassegna organizzata a Bologna da Xing si terrà infatti lungo le sponde del fiume Reno, nel Quartiere Barca e sarà un’edizione davvero speciale con nove giorni, dal 19 al 27 giugno, in cui l’area di 20.000 metri quadri occupata, priva di barriere d’ingresso, sarà accessibile 24 ore su 24, con installazioni sempre visibili e decine di performance dalle 16 alle 23, che seguiranno bioritmi variabili adattandosi a variazioni di clima e luce. Più che un calendario di eventi Live Arts Week, tra i festival europei più radicali e all’avanguardia, propone uno spazio-tempo dilatato in cui possano emergere presenze e aggregazioni. “Nell’interregno tra vecchia normalità e nuovo regime – spiega Xing – Peng X immagina un sistema di pratiche eterogenee che riguardano il ‘dopo’, interrogandosi su come ricostruire la relazione tra gli sguardi, e su come si redistribuiscono i ‘commons’ in uno spazio di indistinzione. Un modo per ripensare le condizioni dello stare tra permanenze, dispersione, sottofondi, sovrapposizioni, strati, azioni esplosive, linee di fuga, appuntamenti”.

Si parte col dispositivo UFO garage bar/band, un assaggio degli otto giorni che seguiranno in cui saranno oltre cinquanta gli artisti e le artiste presenti in varie forme, dallo Stato eternamente nascente: <Abbandono> e <Simulazione di Prossimità> di mk, senza un inizio e una fine, al gioco coreografico a perdersi di Kinkaleri, fino ai suoni effimeri di Enrico Malatesta con Cristina Kristal Rizzo. CKR assieme ad Annamarja Aimone e Vincent Giuseppe Giampino, per vari giorni dispiegherà interventi sulle scie di altri artisti, mentre Canedicoda crea un sistema installativo all’ombra di un albero, uno spazio-casa-strumento vivente, animato anche da Renato Grieco, che si rivela e viene disfatto in continuazione. Il progetto coreografico di Sara Manente solcherà il paesaggio azionando gesti di bassa e alta intensità, mentre Zapruder crea un set-performance aperto al pubblico, che inscena il ‘suono e rumore dei campi psichici’ e Jacopo Benassi presenta una performance di luce e live-shooting in omaggio ai metodi della caccia usati in fotografia.

 

In programma poi le deviazioni olfattive di Andrea Magnani e le derive sonore di Standards che con microfono binaurale generano un’esperienza di deragliamento della percezione, mentre Roberta Mosca lavora su movimenti impercettibili e vertiginosi, Isabella Mongelli offre consultazioni oracolare personali e Muna Mussie traghetta verso solitudini digitali. Marco Mazzoni invece costruisce oggetti (o sintomi di oggetti) e accumula segni da incontrare ed attivare nel parco, Massimo Conti compare con meta- o sub-coreografie, Alix Eynaudi Anne Faucheret, viaggiano attraverso le loro biblioteche personali condivise insieme agli ospiti, in una dark room a cielo aperto, il sax sopranino di Virginia Genta irrompe nella dilatazione del festival. Alessandro Di Pietro crea uno spazio di condivisione per tre figure post-hippy, interpretate da altri artisti visivi, Francesco Cavaliere popola alcuni siti del parco di entità uscite dalla scrittura immaginale, Eleonora Luccarini propone una serie di lezioni di yoga, dirottate da intrusione di testi poetici, Michele Rizzo guarda alla danza come un’entità assorbita e secreta attraverso il corpo tramite due performer immersi in un ambiente instabile che si muovono tra tensioni ed esperienze sensoriali. Accompagna quotidianamente l’installazione sonora di Invernomuto, disegnata per performare l’archivio musicale di Black Med. E dagli Orti Boschetto all’ingresso del parco, l’installazione all’aperto di Margherita Morgantin segna lo spazio, creando un nuovo punto di riferimento visivo per i visitatori, sensibile ai cambiamenti del vento. Nelle nove giornate Lele Marcojanni costruisce infine un film live di 35 ore.