Nuove storie da raccontare. Al via la nuova stagione di ERT

Da settembre a gennaio a Modena, Castelfranco Emilia, Vignola, Bologna e Cesena

16 settembre 2020

L’ultima stagione di ERT Fondazione s’interrogava sull’eredità del secolo scorso, domandandosi se fosse davvero possibile archiviare come passato le sue strutture sociali, politiche e filosofiche, ma più che attraverso gli spettacoli, interrotti nel bel mezzo di marzo e del Festival Vie, la risposta al claim Bye Bye Novecento? è arrivata, inaspettata e chiara come non mai, con una pandemia che giocoforza ha fatto da spartiacque rispetto al mondo di prima e alla sua onda lunghissima. Fedele alla vocazione di incardinarsi sempre nel presente e nell’attuale, la prossima stagione del Nazionale emiliano-romagnolo proverà a raccontare il nuovo mondo in cui ci siamo trovati catapultati.

Sotto il titolo di Una volta, c’era, con una grafica che evoca personaggi noti delle fiabe come Cappuccetto Rosso, Mago Merlino, Pinocchio, Robin Hood e Alice, da settembre a gennaio si riaprono i sipari dei teatri di ERT di Modena, Castelfranco Emilia, Vignola, Bologna e Cesena, e si riparte dunque all’insegna di nuove storie tutte da scrivere. “Se da millenni – ricorda infatti il direttore Claudio Longhi – le comunità si raccolgono a teatro è anche perché da millenni il dramma, nello spettro più ampio delle sue possibilità – dalla tragedia alla commedia d’intrigo barocca, giù giù fino al dramma paesaggio o all’enciclopedia delle forme postdrammatiche financo le più sospese –, ambisce a ben vedere a spiegarci la realtà, intrecciando trame, disegnando mete, ricercando origini, allineando, insomma, sassolino dopo sassolino, proprio come Pollicino, un atto dopo l’altro, una scena dopo l’altra, un episodio dopo l’altro, i fatti, le impressioni, le emozioni”. A teatro, insomma, si prova a capire meglio il mondo, a trovargli una forma e un senso condivisibile inventandosi storie più o meno vicine alla realtà, più o meno lineari.

Con lo sguardo saldamente rivolto alle tante forme della drammaturgia contemporanea, il primo atto della stagione 2020/2021 si apre all’insegna di una scelta curatoriale e organizzativa ben precisa: fino a gennaio andranno in scena quasi esclusivamente produzioni di ERT che vedono al centro i quattordici attori e attrici della Compagnia permanente di ERT, vale a dire Simone Baroni, Daniele Cavone Felicioni, Michele Dell’Utri, Michele Di Giacomo, Simone Francia, Michele Lisi, Diana Manea, Paolo Minnielli, Elena Natucci, Maria Vittoria Scarlattei, Cristiana Tramparulo, Jacopo Trebbi, Giulia Trivero, Massimo Vazzana (a cui si aggiunge la regista assistente Silvia Rigon) che lavoreranno accanto ad altri attori, guidati da registi e drammaturghi cari alla Fondazione.

A inaugurare i cartelloni è una nuova regia di Longhi, che, su drammaturgia originale di Alejandro Tantanian a partire da due racconti dello scrittore tedesco Alfred Döblin dirige la Compagnia in un ritratto inedito del nostro tempo intitolato Il peso del mondo nelle cose. Sono invece tre gli attesi protagonisti internazionali: si parte con la coproduzione di Catarina e a beleza de matar fascistas, nuovo lavoro di Tiago Rodrigues che denuncia la pericolosa ascesa dei populismi nell’Europa contemporanea, e si prosegue con il riallestimento italiano di The Metamorphosis di Matthew Lenton e il debutto, nell’ambito di Atlas of Transitions Biennale, di WE THE PEOPLE della scrittrice e regista teatrale e cinematografica di origine argentina Lola Arias che ripensa la parola madre da zero dopo avere incontrato per mesi un gruppo di persone di varie età, professioni, classi, passati migratori, per porre loro un questionario sulla maternità.

Tra produzioni, riprese e ospitalità la stagione presenta poi un nuovo lavoro scritto da Paolo Di Paolo e diretto collettivamente dalla Compagnia di ERT (che lo interpreta a Bologna con Marina Occhionero), che fa incontrare uomini e donne dentro un ideale campo comune, la seconda regia di Lino Guanciale che dopo Canetti si confronta con un testo di Gabriel Calderón ispirato alle molte apocalissi già attraversate dal pianeta, una regia di Silvia Rigon che dirige Diana Manea e Simone Baroni ne La morte della Pizia di Friedrich Dürrenmatt, Io sono mia moglie, testo di Dough Wright che Michele Di Giacomo traduce, dirige e interpreta. Si segnala poi la ripresa di alcune produzioni di successo come Chi ha ucciso mio padre, dal testo omonimo del giovanissimo scrittore francese Édouard Louis, diretto da Deflorian/Tagliarini e interpretato da Francesco Alberici, di Wasted, spettacolo di Bluemotion con la regia di Giorgina Pi, tratto dall’omonimo testo di Kate Tempest, e de Il giardino dei ciliegi – Trent’anni di felicità in comodato d’uso di Kepler-452.

Al coreografo e danzatore Marco D’Agostin è dedicata invece una personale a Bologna con tre spettacoli in programma tra cui la prima del nuovo PLAYGROUND, ritratto di un ragazzo col pallone in mano e lo sguardo rivolto verso l’adolescenza passata. Sul fronte della nuova drammaturgia si segnalano poi il debutto a Bologna di Farfalle, favola nera di Emanuele Aldrovandi reduce da una prima newyorkese, una rilettura di Elettra a firma di Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni su drammaturgia di Fabrizio Sinisi che vede in scena Francesca Mazza e gli attori della Compagnia di ERT, un lavoro di Sotterraneo intitolato Dizionario illustrato della Pangea, che nel suo consueto stile tragicomico affronta il tema della globalizzazione, il debutto di un nuovo lavoro di Marta Cuscunà ispirato a Donna Haraway in cui si immagina un futuro prossimo nel quale la manipolazione del genoma umano riporta la vita in aree del pianeta danneggiate dall’uomo. Tra i molti altri appuntamenti teatrali in cartellone citiamo almeno il debutto alla regia di Riccardo Frati con una rilettura del Piccolo Principe, la nuova produzione di Arte e Salute diretta da Nanni Garella che rilegge La dodicesima notte di Shakespeare con in scena il popolarissimo Vito, uno spettacolo di Angela Malfitano che conclude il progetto Inventario Pozzati e una serie di Lectures di Elena Ferrante a cui presterà “corpo” Manuela Mandracchia.

 Immancabile il patto con la scuola con i ClassroomPlays e le lezioni-spettacolo, le iniziative svolte con la comunità (tra cui quelle di Dire+Fare=Fondare) e il programma di attività culturali, timbro inconfondibile di ERT, che quest’anno tra letture e presentazioni di libri prevede una vera e propria stagione parallela che si compone di Etimologie, progetto dedicato alle parole della lingua italiana a cura di Marino Sinibaldi, Scienza, coscienza e conoscenza. Sei sguardi ai saperi per fare comunità, un ciclo di appuntamenti organizzati in collaborazione con Fondazione Innovazione Urbana e RAI Radio3 Scienza, Agorà Laterza. Il mondo dopo la fine del mondo, una tre giorni di ragionamento con grandi nomi della cultura e della scienza a proposito dell’emergenza che stiamo attraversando e le Lezioni di Storia di Editori Laterza con lo storico Alessandro Barbero.

Segnaliamo che tra i molti media partner della stagione ci siamo anche noi di RadioEmiliaRomagna/EmiliaromagnaCreativa con la rubrica Specchio delle mie trame, cinque puntate in podcast a cura di Piera Raimondi Cominesi in cui gli attori della Compagnia permanente ERT raccontano alcuni degli spettacoli in cartellone e la loro genesi.