Ode alla lentezza (anche dei più piccoli). Panagiota Kallimani a Dom

Il 14 maggio in scena venti bambini del Pilastro

13 maggio 2019

 Nel nostro immaginario collettivo, come pure nell’esperienza concreta della quotidianità, i bambini sono un concentrato di energia e vitalità. Il loro ritmo accelerato, il loro passo travolgente. Ma cosa succede se si prova a invertire la rotta per qualche giorno? Cosa accade, cioè, se la velocità, sotto la guida di un’artista, lascia il passo a una lentezza inaspettata, per esempio tra i banchi di scuola? Su questo esperimento si fonda il progetto coreografico Arrêt sur image di Panagiota Kallimani, artista greca applaudita in tutta Europa,  che prima di intraprendere un percorso personale ha collaborato con pietre miliari della danza internazionale, da Carlotta Ikeda, a Nasser Martin-Gousset a Josef Nadj. Da qualche anno la coreografa porta avanti un lavoro a tappe incontrando e lavorando con diversi gruppi di bambini. Dopo la prima italiana, andata in scena al Festival di Santarcangelo dello scorso anno, il progetto, al suo sesto studio, sbarca alla Cupola del Pilastro di Bologna. Lo presenta DOM, nell’ambito della nona edizione di ONFALOS infanzia al centro, che si apre con la prima residenza creativa in programma nella rassegna Gli anni incauti.

A Bologna Kallimani ha lavorato per una settimana, collaborando con le Scuole primarie Don Minzoni. L’esito è aperto al pubblico il 14 maggio con una doppia replica della performance, alle 19 e alle 19.30. In scena venti bambini del quartiere immersi in una atmosfera perturbante, diversa da quella generalmente associata all’infanzia, una “dimensione surrealista”, come ha raccontato la coreografa stessa. L’obiettivo d’altronde è quello di “trasformare il movimento e l’energia di ciascun bambino, grazie a un insolito lavoro ritmico. Una danza lenta in cui i corpi sono quasi immobili e congelati, in cui i movimenti sono compressi, deformati, frammentati”. In un ambiente intimo e vicino al quotidiano, come quello della scuola, l’artista ha guidato infatti i piccoli nella creazione di una partitura di gesti semplice e allo stesso tempo estremamente precisa, su alcune canzoni scelte insieme. E il risultato è inevitabilmente toccante, perché la dolcezza dei loro gesti rallentati contrasta apertamente con il ritmo imposto dalla società e ancora di più dai contesti urbani, consegnando un’immagine dalla forte carica simbolica: cosa significherebbe per la nostra società la (ri)scoperta da parte dei più piccoli?

Gli anni incauti è un progetto di Laminarie realizzato con il contributo di Comune di Bologna, Regione Emilia-Romagna – Assessorato Cultura, Fondazione Del Monte di Bologna e Ravenna, e con il sostegno del Quartiere San Donato-San Vitale