Raum / autunno 2017

La nuova stagione di XING a Bologna, con eventi, progetti speciali e produzioni. Dal 14 ottobre a dicembre 2017

13 ottobre 2017

Raum presenta quest’anno il lavoro di una decina di artisti selezionati grazie anche a una rete di collaborazioni con altre istituzioni di ricerca attive sul territorio. Come altrettanti atti di trasfigurazione di uno spazio reale, le dieci performance in programma, attraverso costruzioni sonore/narrative/visuali, ci introdurranno in altrettanti mondi singolari, generati grazie alla sensibilità espressiva di alcuni protagonisti della produzione contemporanea.

Novità dell’autunno una serie di appuntamenti sonori a cadenza mensile curati da εὖ eû (eu eu), un progetto outdoor di Euphorbia: il solo di live electronics, Traced, della sound artist australiana Jasmine Guffond (venerdì 20 ottobre), uno studio immersivo sulle moderne tecnologie digitali di sorveglianza e sul modo in cui influiscono e confluiscono nella nostra percezione cosciente; Sound walks from Medjugorje, narrative acustiche collezionate dalla polistrumentista irlandese Aine O’Dwye nel sito di pellegrinaggio della Bosnia Erzegovina (mercoledì 15 novembre); Camo, sound performance di Native Instrument, duo proveniente da Australia e Norvegia che porta a Bologna la propria Insect Techno, una musica che accomuna umani e non-umani nel gioco di interpolazione tra natura e artificio (venerdì 1 dicembre).

La stagione di Raum si apre sabato 14 ottobre, con Musica per un giorno (Anno 2°), una non-stop performativa di Canedicoda e Roberta Mosca che, nelle intenzioni, vuole essere ripetuta una volta all’anno per 24 anni consecutivi. Non è un concerto e nemmeno una performance di danza; è piuttosto un’occasione esplorativa per scoprire una serie di percezioni, stati, limiti ed emozioni, generati dalla condivisione ininterrotta di un luogo per un tempo esteso quanto un giorno.

Venerdì 10 novembre arriva a Raum Stanze, il nuovo viaggio nel perturbante mondo di Orthographe, formazione ravennate che indaga i fenomeni segreti e la mitologia dello stupore, attraverso esperimenti di evanescenza ottica. “Stanze” è un racconto per camera preparata in cui luce, suono, parole fanno affiorare un universo inquietate legato ai mutamenti degli stati mentali: cosa si nasconde dietro l’ordine delle cose?

Venerdì 24 novembre si rinnova la collaborazione tra Xing e Home Movies, in occasione della X edizione di Archivio Aperto, con Refreshments, lavoro del media artist Floris Vanhoof e del musicista sperimentale Lieven Martens. Un’inedita unione che interseca il lavoro fra due protagonisti indiscussi della scuola sperimentale fiamminga e nella quale l’archeologia dei media post-cinematografica del primo si mescola con l’etno-musicologia selvaggia del secondo.

Venerdì 29 novembre la coreografa Sara Manente, presenterà Spectacle #4 il risultato finale del progetto di ricerca che analizza la distanza tra linguaggio ed esperienza dei fenomeni della danza e della performance. Immagini, parole e voci in forma di film accompagnate da yoga anaglifo per gli occhi e un 3Djset di Christophe Albertijn (coproduzione Xing).

Giovedì 7 dicembre il dance-maker Peter Mills, a chiusura della sua residenza a Raum, presenta PETER, performance che trasforma la produzione del sé in coreografia, attraverso riformulazioni continue. L’incontro con PETER – l’autore e l’opera – avviene in uno spazio desacralizzato dove le esperienze dei singoli contribuiscono allo spostamento e alla ridefinizione del focus della performance (produzione Xing).

Mercoledì 13 dicembre torna a Raum Enrico Malatesta con Readymade Metal Book, ricerca che indaga, attraverso il suono, la relazione attiva tra essere-umano e non-umano, la vitalità dei materiali e il potenziale di movimento di una selezione di found objects. Le sale di Raum ospitano il display dei readymade sonori fino ad ora collezionati, una presentazione/lecture del progetto e una performance sonora in collaborazione con Attila Faravelli.

Sabato 16 dicembre chiude il programma And where are all the people?, performance dell’enigmatico artista americano di adozione torinese Tom Johnson, che si interroga sulla difficoltà di collocazione del soggetto di fronte alla presenza di un oggetto. A cavallo tra scultura, installazione e performance, l’azione pensata per Raum è accompagnata da presenze incombenti, capaci di condensare la tensione e il non detto, proseguendo l’affondo sui grandi tabù.