Il reame del gioco. Barbara Berti a Raum

Il 24 gennaio a Bologna

17 gennaio 2019

La danza come esplorazione e attivazione delle connessioni invisibili tra corpo e mente, come ponte tra gli spazi interiori degli individui, tra la materia e la non materia. È questa la particolare cifra poetica e linguistica di Barbara Berti, coreografa e danzatrice bolognese, vincitrice del Premio Scenario 2017 e del premio giuria del festival 100° Berlin HAU2 del 2014, con I am a shape, in a shape, doing a shape, selezionato nella versione italiana alla Vetrina della Giovane Danza d’Autore dell’Emilia-Romagna. Berti, che lavora tra l’Italia e Berlino, si è formata tra discipline ibride come instant composition, body-mind centering, meditazione e contact improvisation: intendendo il pubblico come polarità imprescindibile del gesto performativo è infatti alla costante ricerca di empatia, di una intensa e irrinunciabile interazione con gli spettatori con i quali condivide la trasmissione di un’esperienza fisica che nasce dal dialogo stesso.

Il 24 gennaio, alle 22, a Raum di Via Ca’ Selvatica, spazio bolognese di Xing, va in scena The Situation. DOGOD, il primo studio di una nuova performance dell’artista, coprodotta appunto da Xing e Tir Danza, che nasce da una residenza con altri artisti. Insieme a Marco Mazzoni, coreografo, performer e artista visivo, tra i fondatori di Kinkaleri, e Kareth Schaffer, coreografa e performer berlinese, in The Situation, Berti prova a ribaltare la prospettiva della ‘rappresentazione’, avviando il processo creativo con un’audizione per cani. L’incontro tra due animali, quello umano e quello non umano, determina infatti una situazione relazionale in cui il pubblico e i performer insieme si riuniscono intorno alla contemplazione collettiva di un universo che pone al centro il tempo animale. “Il reame del gioco, del play, del fight – spiega la coreografa – inducono i presenti a navigare flussi coreografici, istantanei e interattivi, con i performer a mappare e sostenere lo spazio attraverso intimi atti di presenza; o con il posizionamento di oggetti che caricano la performance di una sostanza al confine tra animato e inanimato, decostruendo continuamente la ‘situazione’. Se Donna Haraway richiede un ripensamento delle relazioni interspecie, ovvero di ‘essere capaci di unirsi a un altro, per vedere insieme senza pretendere di essere un altro’, The Situation assume come statuto l’imprevedibile, quella soglia insicura in cui la continua distruzione e costruzione di un luogo è relazionale e empatica. La fisicità è un radar, un linguaggio per comunicare spazialmente, espressione di un territorio, e non di identità”.

L’evento è supportato da Regione Emilia-Romagna, Comune di Bologna e  Edizioni Zero, in collaborazione con TIR Danza.