Il sogno di Lenz. Al via la seconda tappa del progetto dedicato al Calderon

Dall’11 al 22 giugno alla Galleria Nazionale di Parma

08 giugno 2019

Quattordici letti ospedalieri in metallo, uno accanto all’altro, nell’Ala Nord della Galleria Nazionale nel Complesso Monumentale della Pilotta a Parma, piazzati tra sculture e tele seicentesche, Compianti, Deposizioni e Annunciazioni, il cielo di tubi innocenti creato da Guido Canali negli anni Settanta e la mostra La fortuna della Scapiliata di Leonardo da Vinci in corso in questi mesi. È nel magnifico paesaggio di questa installazione site-specific che Lenz Fondazione porta in scena Calderón de la Barca. Per la seconda tappa del progetto triennale Il Passato Imminente, ideato da Maria Federica Maestri e Francesco Pititto per Parma Capitale italiana della Cultura 2020, il viaggio nel mondo dell’autore spagnolo approda in un limbo tra sogno e risveglio, in quella fessura tra vita e morte evocata dalle brandine “luogo residuale in cui l’unico spazio di libertà possibile è nella vita onirica”, spiegano i registi.

Dall’11 al 22 giugno alle 21 (con pausa il 16 e 17), come anteprima alla ventiquattresima edizione del Festival Internazionale Natura Dèi Teatri, Franck Berzieri, Matteo Castellazzi, Lorenzo Davini, Martina Gismondi, Paolo Maccini, Agata Pelos, Margherita Picchi, Giada Vaccaro, Giuseppina Cattani, Maria Giardino, Elena NunziataMirella PongoliniSandra SonciniValeria Spocci, ovvero quindici performer tra gli otto e gli ottant’anni, daranno vita a La vida es sueno secondo Lenz, nella forma di un auto sacramental allegorico, ovvero di dramma ciclico in cui ad essere protagonisti non sono uomini ma Personas allegoriche appunto, come il Potere, la Sapienza, l’Ombra, la Luce, l’Arbitrio. Figure che si intrecceranno a quelle del Giobbe dipinto da Antonio de Pereda, protagonista dell’imagoturgia di Francesco Pititto (che firma anche il testo, mentre come sempre installazione, costumi e regia sono a cura di Maria Federica Maestri). Installazione e performance si fondono, insomma, sulla traccia della composizione e rielaborazione musicale di Claudio Rocchetti, per dare vita un nuovo dipinto che prende forma tra realtà e sogno. Ma solo per poco, il tempo di uno spettacolo, in una forma più effimera che mai, e non solo perché il teatro è effimero per natura, ma poiché, anticipa Lenz “Il nostro Uomo, per l’auto sacramental, avrà i tratti di un adolescente nella medesima postura del dipinto: a tenere il coccio, la mano appoggiata al cuore e lo sguardo rivolto all’alto, a Dio. La differenza tra la fissità del quadro nella figura penitente di Giobbe e il movimento dell’Uomo/Bambino, nel corpo giovane di chi guarda verso il futuro, farà da discrimine tra libertà concessa se tradire o meno la Fede e libertà da conquistare nel progredire della vita. Quale il confine tra il libero arbitrio dell’uno e dell’altro?”. Di questo, e di altre “Trasfigurazioni barocche”, si parlerà anche il 20 giugno alle 17, in un dialogo tra studiosi e curatori che vede tra gli ospiti Pietro Pellegrini, Silvia Mei, Enrico Piergiacomi, Carlo Mambriani e i direttori artistici di Lenz.

Il progetto è sostenuto da MiBAC Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Emilia-Romagna, Comune di Parma, AUSL Parma – Dipartimento Assistenziale Integrato Salute Mentale e Dipendenze Patologiche, Fondazione Cariparma, Fondazione Monteparma, Instituto Cervantes de Milán.

Video

Il Passato Imminente. Prima parte (2018). Il Grande Teatro del Mondo