Speciale Vie Festival - Paesaggi e scritture dal mondo

Dal 1 al 10 marzo a Modena, Bologna, Carpi, Vignola e Castelfranco Emilia

27 febbraio 2019

Il teatro può ancora rappresentare il mondo? Intorno a questa domanda cruciale si annodano e si dipanano i molti fili della XIV edizione di Vie Festival, il festival di ERT dedicato alla scoperta della scena contemporanea di tutto il mondo. Da qui sono passati alcuni degli artisti più acclamati del teatro degli ultimi quindici anni, già affermati maestri o emergenti geniali di respiro internazionale, regalando al pubblico la possibilità di conoscere tradizioni e declinazioni dei linguaggi dell’arte nuove e diverse rispetto all’abitudine della stagione ordinaria. Dal 1 al 10 marzo a Modena, Bologna, Carpi, Vignola e Castelfranco Emilia, e da quest’anno anche a Cesena, sono attesi dunque, ancora una volta, artisti provenienti da tradizioni vicine e lontane, che porteranno sui nostri palcoscenici  le urgenze del vecchio continente, ma anche dell’America Latina e di terre lontane come quella cinese. Un festival che mappa la contemporaneità, dunque, senza indicare una via maestra ma provando a identificare il labirinto dei percorsi più interessanti. Il cuore della rassegna batte dentro un solco ben preciso che risiede nelle questioni legate alla nuova drammaturgia: Vie propone una informata ricognizione sulle traiettorie della scrittura, ovvero su come il teatro prova ancora a raccontare il mondo. La proposta internazionale, di cui il direttore Claudio Longhi  parla diffusamente nell’intervista per il nostro portale, spazia dall’America Latina, con Sergio Blanco giovane uruguaiano, ma francese d’adozione, e un altro uruguaiano di grande fama, Gabriel Calderón, e poi con il collettivo messicano El Arce diretto dall’attore e regista Isael Almanza. Tra i grandi nomi e le grandi opere del teatro europeo, il pluripremiato regista teatrale e cinematografico ungherese Kornél Mundruczó, la prima nazionale di I am Europe di Falk Richter, il ritorno dei Berlin e la prima nazionale di un lavoro tratto da Conversazioni private di Bergman di The Wild Donkeys, compagnia francese fondata da Serge Nicolaï e Olivia Corsini. Dalla Grecia arrivano invece Dimitris Kourtakis, che dirige Aris Servetalis, considerato uno degli attori più talentuosi nel panorama teatrale e cinematografico europeo, e Violet Louise, regista, musicista e cantante, che con Aglaia Pappas mette in scena per la prima volta in Italia Strange Tales, basato sui testi e le poesie di Edgar Allan Poe. Dalla Cina arriva invece Yeung Faï, ultimo membro di una dinastia di burattinai. Anche sul fronte italiano il palcoscenico diffuso di Vie è occupato in larga parte dalle scritture, a partire da quella già inconfondibile dei giovani autori attori e registi di Kepler-452 che dopo il successo de Il giardino dei ciliegi – Trent’anni di felicità in comodato d’uso, debuttano al festival con un nuovo spettacolo prodotto da ERT, intitolato F. Perdere le cose in scena all’Arena del Sole di Bologna l’8, 9 e 10 marzo, che pone la difficilissima domanda su cosa sia giusto fare o non fare in un momento storico complesso come il nostro. Il lavoro è infatti una “seconda foto sfocata scattata lungo la Via Emilia” che stavolta mette al centro la figura assente di un tale F., una persona che non può salire in palcoscenico poiché in una condizione di “illegalità”. Altra scrittura apprezzatissima è quella di Spiro Scimone, che rimette le mani sui Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello per riportare in scena con Francesco Sframeli un testo ormai mitico, concentrandosi sulla concretezza dell’autenticità del rapporto tra attore, personaggio e spettatore. Lo si vedrà il 9 e 10 marzo al Teatro Dadà di Castelfranco Emilia. Sempre il 9 e 10 marzo, in occasione del centenario della nascita di Primo Levi, Fanny & Alexander presentano invece Se questo è Levi. Lo spettacolo, in scena a Carpi, dove lo scrittore fu deportato, è un vero e proprio ritratto d’attore, un incontro a tu per tu tra un autore straordinario, testimone lucidissimo dell’esperienza dei lager, e un attore, Andrea Argentieri, che ne veste i panni assumendone la voce, le gestualità, le posture, i toni, i discorsi in prima persona, a partire dai documenti audio e video delle teche Rai. Di Davide Carnevali, uno dei drammaturghi più apprezzati della nuova generazione di scrittori per il teatro, Vie presenta due opere. Un Menelao (in scena l’1, 2 e 3 marzo all’Arena del Sole), diretto e interpretato da Teatrino Giullare, in cui l’autore rielabora il mito per raccontare la condizione dell’eterna insoddisfazione dell’uomo, e Aristotele invita Velázquez a colazione e gli prepara uova e (Francis) Bacon / Progetto Classroomplay – primo anno, presentato negli Istituti superiori di Modena, Bologna e Cesena, e che coinvolge in prima persona gli studenti, chiamati a essere spettatori attivi. La regista Giorgina Pi e il suo gruppo Bluemotion, formazione nata a Roma all’interno dello straordinario laboratorio artistico e politico dell’Angelo Mai, realizzano invece una scatola sonora di Wasted, testo della rapper, poetessa e scrittrice inglese Kate Tempest, come prima tappa di un percorso che si concretizzerà in uno spettacolo prodotto da ERT Fondazione in collaborazione con Angelo Mai, che attraverso la scrittura della Tempest prova a raccontare di quella “Waste Land” che è diventata la nostra vita, “un deserto dove mai abbastanza giovani e mai abbastanza vecchi, sembriamo destinati a non essere mai all’altezza”.  L’appuntamento con Bluemotion è l’8 marzo al MAST di Bologna, dove il giorno precedente, 7 marzo, va in scena anche un concerto della musicista e poetessa americana Amyra. Di testo in testo non poteva mancare la scrittura di uno dei drammaturghi italiani più rappresentati all’estero: torna infatti a Vie il Teatro delle Albe con Fedeli d’Amore – polittico in sette quadri per Dante Alighieri, concerto spettacolo scritto da Marco Martinelli con Ermanna Montanari, con la musica originale di Luigi Ceccarelli, una ‘mandorla per il palco’ nata da un lavoro più ampio che il gruppo ravennate sta conducendo sulla Divina Commedia e che aggiunge un altro tassello alla ricerca tra voce e parola e musica delle Albe: lo si vedrà al Teatro Comunale di Carpi il 6 marzo. A raccontare sentimenti, ricordi e desideri in forma di danza saranno invece Simona Bertozzi, ospite di Vie con Joie de vivre, ultima creazione della coreografa che si ispira all’universo vegetale delle piante, portando in scena un inedito ensemble di danzatori e due cantanti specializzati nel canto difonico, in scena il 6 marzo all’Arena del Sole, e Marco D’Agostin, fresco vincitore del premio Ubu, che con First Love, in programma al DamsLab sempre il 6 marzo, reinterpreta, mescolando parola e corpo, la competizione della campionessa olimpionica Stefania Belmondo a Salt Lake City nel 2002. Ricca anche l’agenda di eventi collaterali, laboratori, presentazioni di libri, incontri, tra cui un dialogo tra Michela Murgia e Lino Guanciale sul concetto di identità tra letteratura, teatro e realtà, in programma all’Aula Absidale di Santa Lucia di Bologna il 5 marzo, e una tavola rotonda con operatori e artisti che si riuniscono il 9 marzo al Laboratorio Aperto ex AEM di Modena per parlare di drammaturgia.