Sull’incapacità di amare, da Duras a Mitchell

Dal 13 al 16 novembre all’Arena del Sole di Bologna

11 novembre 2018

È notte. Lui aspetta lei in una stanza d’albergo vicino al mare. Lei arriva, silenziosa e remissiva, e non gli dice mai di no, soddisfa tutte le sue richieste. Nel romanzo che Marguerite Duras diede alle stampe nel 1982 con il titolo La Maladie de la mort, il lettore entrava in un thriller psicologico dove quell’uomo, notte dopo notte, osservando il corpo della donna, indagando le sue reazioni, guardandola dormire, cercando il suo segreto, annaspava in una intimità che in fondo rimaneva sempre irrimediabilmente negata. Cosa cercava in lei? Da che cosa era ossessionato? Imparare l’amore e i suoi misteri. La scrittrice, che solo due anni dopo avrebbe scritto il celebrerrimo “L’Amante”, s’insinuava in una relazione ambigua per raccontare l’impossibilità di una intimità autentica, la malattia della morte, appunto, l’incapacità di amare.

Dal 13 al 16 novembre, all’Arena del Sole di Bologna un set ‘in presa diretta’ condurrà gli spettatori in un viaggio nelle pieghe profonde di questo thriller, tra voyerismo e pornografia. A partire da un adattamento del romanzo della giovane drammaturga britannica Alice Birch, la regista inglese Katie Mitchell, poco nota in Italia, eppure tra le più interessanti della scena europea da ormai trent’anni, sempre disturbante, virtuosa di un realismo immedesimativo, mimetico, psicologicamente raffinatissimo, ha realizzato la sua prima regia in lingua francese, una rilettura in chiave cinematografica dell’omonima opera letteraria della Duras, portata sulla scena da Laetitia Dosch Nick Fletcher, con la voce narrante di Jasmine Trinca.

Come Duras, Mitchell tenta di restituire la profondità del divario tra uomo e donna, ma facendo leva anche sui due elementi di novità introdotti dall’adattamento della Birch che avvicinano il testo a questioni più cogenti e di strettissima attualità: la donna è una prostituta, e il punto di vista su quegli incontri perturbanti non è più dell’uomo, ma il suo. Come vive lei l’essere scrutata, toccata, usata? “Abbiamo pensato di usare le telecamere nello spettacolo per capire come l’uomo scruta il corpo della donna – spiega la regista – per interrogarci su come il suo corpo appare all’uomo, per bilanciare il punto di vista maschile con il punto di vista femminile”. Nello spettacolo, consigliato ai maggiori di diciotto anni, tre telecamere filmano infatti simultaneamente gli attori, per restituire nel dettaglio l’esplorazione dei corpi e delle relazioni, per amplificare i caratteri di un rapporto incentrato sulla dominazione maschile. “Così, quando lo guardi, in basso vedi ‘il teatro’, e in alto vedi sugli schermi le riprese che mostrano come quell’uomo che stai guardando sta scrutando il corpo della donna proprio in quel momento”. E intanto Jasmin Trinca, dietro una teca di vetro, osserva e racconta ciò che accade dietro la porta chiusa di quell’hotel.

La Maladie de la mort sarà quindi un viaggio intenso e a tinte forti, nel mondo dell’intimità, del desiderio, della dipendenza dalla pornografia che caratterizza il nostro tempo, delle emozioni, anche profondamente inquietanti, che animano la notte. Se ne parlerà anche prima dell’inizio delle repliche il 16 novembre, durante una conversazione con i protagonisti dello spettacolo. Appuntamento alle 18, sempre all’Arena del Sole. Il 15 novembre alle 17.45, invece al Cinema Lumière Jasmine Trinca introdurrà la proiezione di Hiroshima mon amour, un film franco giapponese del 1959 di Alain Resnais, con soggetto e sceneggiatura di Marguerite Duras, in cui nelle pieghe tra la tragedia nucleare e una storia d’amore tra un uomo giapponese e un’attrice francese, Resnais e Duras fanno limpidamente emergere il cuore della condizione umana.

Lo spettacolo è frutto di una co-produzione internazionale tra il C.I.C.T – Théâtre des Bouffes du Nord, Les Théâtres de la Ville de Luxembourg, il Théâtre de la Ville-Paris; il Théâtre de Liège e una folta schiera di teatri europei tra cui gli italiani Emilia Romagna Teatro Fondazione, Teatro di Roma, Teatro Stabile di Torino, Fondazione Teatro Metastasio-Prato.