Il Trovatore secondo Robert Wilson

Dal 22 al 29 gennaio al Teatro Comunale di Bologna

21 gennaio 2019


Architetture di luce azzurra che generano spazi surreali e interiori, astrazione ed eleganza formale, quadri lenti e incantatori che dilatano il tempo della vita e iniziano il pubblico al tempo della riflessione, azioni ipnotiche, repentini cambi di umore e tono, intreccio vertiginoso di registri. Chi si aspetti di riconoscere nel Trovatore diretto da Robert Wilson al Teatro Comunale di Bologna i tratti dell’opera verdiana così come la tradizione degli allestimenti l’ha consegnata alla memoria recente vedrà certamente le proprie attese disilluse. Il tocco di uno dei massimi artisti viventi, regista, pittore, scultore, coreografo, video-artista, designer di suoni e luci, vincitore di decine di premi in tutto il mondo, tra cui il “Leone d’Oro” alla Biennale di Venezia nel 1993, non può non segnare uno scarto speciale. Il pubblico di Bologna ne aveva già avuto ampia prova con un apprezzatissimo “Macbeth”, allestito nel 2013 e ripreso nel 2015. Nel proseguire, nel nome di Verdi, la collaborazione con il Comunale, l’artista statunitense, il cui lavoro è fortemente radicato nelle arti figurative, nel design e nelle installazioni, confessa peraltro l’iniziale, fecondo, scetticismo con cui si è accostato all’opera del Maestro italiano.

“Quando anni fa mi è stato suggerito di mettere in scena un’opera Verdi – racconta infatti Wilson – la mia risposta è stata: ‘Oh, non farò mai Verdi’. Ma eccomi qua, al lavoro con la mia quarta produzione verdiana. A quel tempo avevo un’idea sbagliata di cosa fosse la musica di Verdi, le sue opere mi sembrava avessero bisogno di grandi produzioni, sfarzose, romantiche. Ma più ascoltavo la sua musica e più ci lavoravo, più ho imparato che le sue opere hanno un’intimità e una grande bellezza interiore. In contrasto al mondo feudale del Trovatore, – prosegue il regista – ho messo in scena una realtà parallela silenziosa, ispirata dalle cartoline vintage e popolata di gente comune del diciannovesimo secolo, gente che Verdi avrebbe visto in città e nei paesi limitrofi. Un uomo anziano seduto, una vecchia signora alla fontana, una giovane ragazza che spinge una carrozzina: queste figure silenziose vivono in un altro mondo, un mondo di ricordi. Esistono al fianco dei personaggi di Verdi ma raramente interagiscono tra loro”.

Sarà dunque un Trovatore bagnato dalla luce, quello che inaugura la Stagione 2019 del Teatro Comunale di Bologna il 22 gennaio alle 20 con una serata di gala e la trasmissione in diretta su Radio3 Rai. “La prima cosa che faccio nelle prove – spiega infatti Wilson – è illuminare la scena: senza luce non c’è spazio. Per illuminare un mondo che Verdi ha descritto così buio, c’è bisogno di luce per renderlo ancora più buio”. Lo spettacolo è stato realizzato dal regista texano per Le Trouvère, la versione francese del capolavoro verdiano andato in scena nel settembre 2018 al Teatro Farnese di Parma nell’ambito del Festival Verdi, grazie a una co-produzione tra Comunale, Teatro Regio di Parma e Change Performing Arts. A Bologna, però, la messinscena sarà ripensata da Wilson stesso per il palco della Sala Bibiena e per la versione dell’opera del 1853 in lingua italiana, con scene e luci firmate dal regista, costumi di Julia von Leliwa, trucco di Manu Halligan e drammaturgia di José Enrique Macián, e in collaborazione con la Scuola di Teatro di Bologna Alessandra Galante Garrone.

Sul podio dell’Orchestra e del Coro del Comunale l’israeliano Pinchas Steinberg, ospite regolare di prestigiose compagini come i Berliner Philharmoniker, la London Symphony Orchestra, l’Orchestre national de France, la Boston Symphony Orchestra e l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, che con questo titolo interpreterà la sua prima opera a Bologna.

A dar voce a gelosie, roghi, duelli e menzogne, ovvero alle passioni e alle insidie che infittiscono la trama del melodramma verdiano, in quattro parti, su libretto di Salvatore Cammarano, sono chiamati il tenore Riccardo Massi nella parte di Manrico, il soprano cinese Guanqun Yu in quella di Leonora, il baritono Dario Solari come Conte di Luna, il mezzosoprano Nino Surguladze nei panni della zingara Azucena. Completano il cast Marco Spotti (Ferrando), Tonia Langella (Ines), Cristiano Olivieri (Ruiz e Un messo) e Nicolò Donini (Un vecchio zingaro). Il coro è preparato dal nuovo Maestro del Coro del Comunale Alberto Malazzi. L’opera, in scena fino al 29 gennaio, vedrà protagonisti, nelle recite del 23, del 26 e del 29, Diego Cavazzin (Manrico), Marta Torbidoni (Leonora), Vasily Ladyuk (Conte di Luna) e Cristina Melis (Azucena). La recita di sabato 26 gennaio verrà trasmessa anche in diretta streaming sul canale YouTube del Teatro Comunale di Bologna, dalle ore 18.00.

In occasione dell’inaugurazione della Stagione d’Opera 2019 aprirà il nuovo bookshop del Teatro Comunale di Bologna situato nel Foyer Respighi e realizzato da Stile Bottega architettura. Una novità assoluta per il teatro felsineo, destinata a catturare  l’interesse non solo di quanti già frequentano il Comunale, ma anche di cittadini e turisti.

Lo spettacolo è realizzato grazie al contributo del Gruppo Hera.