Uto Ughi in quartetto, Dvořák e Schubert nel programma

Il 14 febbraio al Teatro Ebe Stignani di Imola

12 febbraio 2019

Giovedì 14 febbraio (alle 21), il Teatro Ebe Stignani di Imola propone un quartetto d’archi e due delle composizioni più evocative della storia della musica classica: l’Americano di Antonín Dvořák e La Morte e la Fanciulla di Franz Schubert. A eseguirle in quartetto il celebre violinista Uto Ughi, erede della tradizione che ha visto nascere e fiorire in Italia le prime grandi scuole violinistiche e uno dei maggiori interpeti di questo strumento, qui con Maryse Regard al secondo violino, Raffaele Mallozzi alla viola e Luca Pincini al violoncello.

Ughi arriverà a Imola con i due leggendari violini che lo accompagnano ovunque: un Guarneri del Gesù del 1744 e uno Stradivari del 1701, quest’ultimo ribattezzato “Kreutzer” perché appartenuto al violinista cui Beethoven dedicò l’omonima sonata.

Coevo alla celeberrima sinfonia di Dvořák “Dal nuovo mondo” – definita prototipo di sinfonismo multiculturale e protagonista persino delle esplorazioni spaziali del Novecento (l’astronauta Neil Armstrong la portò con sé durante la missione Apollo 11, nel primo viaggio sulla Luna) – anche il quartetto d’archi Americano è amatissimo e composto dal musicista boemo durante un suo soggiorno negli Stati Uniti (a Spillville, cittadina dello Iowa popolata da immigrati boemi). Ed anche l’Americano gronda di molteplici allusioni alla musica popolare del paese che ospitava Dvořák, da quella dei nativi pellerossa allo spiritual afroamericano delle piantagioni e alle ballate dei pionieri yankee, senza peraltro trascurare le radici e le suggestioni europee, in una felice contaminazione tra il folklore della sua terra natale e quello del Nuovo Continente.

Schubert invece compone La Morte e la Fanciulla (Der Tod und Das Mädchen) in linea con le nuove idee romantiche del suo tempo, ma la Morte è un lied fortemente drammatico anche a causa delle dolorose esperienze personali del musicista austriaco. L’ispirazione gli viene fornita dal componimento poetico (settecentesco) di Matthias Claudius. Il testo è noto, com’è nota la complessa bellezza musicale di questo quartetto che trasforma in sonorità il confronto tra l’implacabile ma amorevole compostezza della Morte e il travolgente terrore della Fanciulla oscillante di fronte all’ignoto e al trascendente tra repulsione e attrazione. Ma la ricchezza melodica e i percorsi introspettivi contengono anche un altro tema: la riflessione di Schubert sul senso dell’arte, da lui considerata comunque sempre salvifica, portatrice di gioia. E tra la profondità di pensiero e la sua elaborazione musicale, questo quartetto d’archi materializza una delle pagine più alte dell’arte cameristica.