“We have a dream”. Ravenna Festival danza

Anteprime e importanti riallestimenti, il 18 e 29 giugno e il 1, 11 e 22 luglio

31 maggio 2018

Ravenna Festival continua il  percorso ispirato  a eventi cruciali e icone del XX secolo, quest’anno attraverso il ricordo del celebre discorso di Martin Luther King “I have a dream” che dà il titolo – We have a dream – alla sua 29° edizione, in programma dal 1 giugno al 22 luglio. A 50 anni dalla morte di Martin Luther King, le parole di questo gigante-simbolo della lotta per i diritti civili offrono l’occasione per una polifonia di suggestioni e un calendario ricchissimo di appuntamenti “sognanti” che attraversano tutti i linguaggi performativi, dalla poesia e dalla musica alla prosa e alla danza.

La sezione danza in particolare offre al pubblico ravennate ospiti d’eccezione, con tre prime nazionali. Si comincia con le inquietudini dell’incompiuto poema “Hérodiade” del simbolista francese Stéphane Mallarmé tradotte nella coreografia Erodiade – Fame di vento, firmata da Julie Ann Anzilotti con uno slancio che fa incontrare la danza e la musica con la parola e le arti visive. Lo spettacolo – prodotto dalla Compagnia XE nel 1993 e riallestito nell’ambito del Progetto RIC.CI (Reconstruction Italian Contemporary Choreography) Anni ’80/’90 – va in scena al Teatro Alighieri di Ravenna il 18 giugno e si basa sulla figura di una Salomè nominata come la madre, Erodiade, in un’oscura sintesi dettata forse dall’esigenza di differenziarla dagli stereotipi che l’avevano ingabbiata. Vista nella sua immensa solitudine e amarezza piuttosto che nel mito della bellezza, questa Salomé-Erodiade è ritratta nella sua disperata ricerca di assoluto, con quella “fame di vento” esplicitata nel titolo, e posta al centro di un intrigo di personaggi: lo Spirito del Male, lo Spirito del Bene, la Nutrice, Giovanni Battista e l’Angelo Custode (figura chiave del poema, che irrompe come entità interiore luminescente). La narrazione coreografica si dispiega sulle musiche di Paul Hindemith, Wilhelm Killmayer e Walter Fӓhndrich; la consulenza musicale è di Michele Porzio. In scena Paola Bedoni, Giulia Ciani, Sara Paternesi, Liber Dorizzi, Sara Ladu e Laura Massetti, in una danza espressionista accompagnata da una recita fuori campo affidata alla voce di Gabriella Bartolomei. La scenografia, dal suggestivo sentore metafisico, creata appositamente per questo spettacolo, porta la firma dall’artista concettuale Alighiero e Boetti, esponente di punta del Novecento. I costumi sono di Loretta Mugnai e le luci di Andrea Berselli.

Sempre al Teatro Alighieri, per un doppio spettacolo serale dal titolo Apparizione, in programma il 29 giugno, arriverà il Ballet National de Marseille & ICK. La coreografia, che a Ravenna verrà presentata in prima nazionale, è frutto della collaborazione tra il danzatore e coreografo brindisino Emio Greco e il lighting designer olandese Pieter C. Scholten. In profonda sintonia, questa “diade artistica” esplora territori dell’umano con prospettive acute e progetti di ampio respiro, come questa “Apparizione”, prima parte di un dittico che prende spunto dai “Canti dei bambini morti” di Gustav Mahler per indagare la dimensione infantile che alberga in ciascuno di noi e le cui doti di spontaneità, innocenza e curiosità sono state dissipate. Alla ricerca dell’intuizione sensoriale perduta, l’opera è modulata dai paesaggi sonori di Franck Krawczyk, al pianoforte per la sua visionaria partitura per sette danzatori, un pianista, voci di bambini (Coro Infantil De La Sociedad Coral De Bilbao) e tecnologia digitale , con filmati a firma di Ruben Van Leer. La drammaturgia è di Jesse Vanhoeck, i costumi di Clifford Portier.

In luglio la danza prosegue con altre due prime nazionali. Il 1 luglio ci sarà Tango Glaciale Reloaded, coreografia definita “macchina del tempo” che ricarica la rivoluzionaria regia di Mario Martone su tre giovani interpreti che all’epoca della storica prima napoletana (nel 1982) non erano ancora nati. Anche questo riallestimento, curato da Raffaele di Florio e Anna Redi e coprodotto da Fondazione Teatro di Napoli, Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto e Fondazione Ravenna Manifestazioni, è realizzato nell’ambito del progetto RIC.CI. In scena, ancora al Teatro Alighieri, Jozef Gjura, Giulia Odetto e Filippo Porro.

In prima nazionale – l’11 luglio al Teatro Alighieri – anche la tensione irrisolta di A Letter to My Nephew di Bill T. Jones / Arnie Zane Company. Sin  dai suoi esordi con Arnie Zane, la danza di Bill T. Jones è stata strumento di impegno politico: un linguaggio aspro e potente, capace di centrare le debolezze e le contraddizioni della società, rovesciandole sul palco in visioni scomode e memorabili. Il titolo dello struggente “A Letter to My Nephew” allude a distanza agli scritti ribelli di James Baldwin. Costruito con flashback (le sfilate di moda, la vita di strada, il letto di ospedale), “A Letter” è un mosaico concentrico di immagini che Jones fa dialogare con il presente, rimodulando lo spettacolo con echi del luogo e del momento in cui questo si svolge. In scena Janet Wong e la Compagnia: Vinson Fraley Jr., Barrington Hinds, Shane Larson, I-Ling Liu, Penda N’Diaye, Jenna Riegel, Christina Robson, Carlo Antonio Villanueva e Huiwang Zhang.

A chiusura del Festival – il 22 luglio al Palazzo Mauro De Andrè – arriverà l’icona della danza italiana, Roberto Bolle. Celebrare la danza nelle sue varie forme è diventata una vocazione per il danzatore  che  deve la sua ascesa a una disciplina rigorosa che lo ha portato a brillare contemporaneamente in due cieli – quello della Scala di Milano e quello dell’American Ballet Theatre di New York – e persino all’arte, non scontata, di “bucare” il piccolo schermo. L’imprinting è classico, ma declinarsi in altri stili non è un problema per chi come lui è diventato un’icona di Tersicore. Nei suoi gala, si passa dall’età dell’oro di Petipa all’umanesimo inquieto di Jiří Kylián, con repertori dove c’è posto anche per chicche tecnologiche o “scherzi” costruiti sulle sue auree misure. Accompagnato ogni volta, per la gioia dei suoi fan, da uno stuolo di artisti scelti nel segno della perfezione.