What really matters? Le domande del Festival Aperto tra danza, musica, teatro e circo. Dal 25 settembre al 15 novembre

A Reggio Emilia dal 25 settembre al 15 novembre

21 settembre 2020

Dal 25 settembre al 15 novembre a Reggio Emilia torna la grande danza italiana e internazionale con tanto di produzioni e prime nazionali, ma anche le ultime creazioni del circo contemporaneo, diverse espressioni di teatro musicale, atelier e installazioni. L’occasione, quest’anno niente affatto scontata, è la dodicesima edizione del Festival Aperto organizzato dalla Fondazione I Teatri, in partnership col ReggioParma Festival.

Dopo ben sei mesi di chiusura i Teatri Valli, Ariosto e Cavallerizza riapriranno le porte al pubblico con una grande festa nel weekend inaugurale (dal 25 al 27 settembre), che mobilita tutte e tre le sale mettendo in campo un concerto di Michel Godard e Nataša Mirković, che il 25 settembre all’Ariosto, assieme a Luciano Biondini alla fisarmonica e Jarrod Cagwin alle percussioni, mescolano musiche italiane e balcaniche del XVI e XVII secolo in dialogo con le loro stesse improvvisazioni e composizioni, e poi sempre all’Ariosto un recital del percussionista Simone Rubino che giustappone Bach e musiche contemporanee (26 settembre), il duo O-Janà di Ludovica Manzo e Alessandra Bossa che integrano nel duo i loro differenti background di musiciste (27 settembre). Alla Cavallerizza va in scena invece il circo contemporaneo ispirato da Pina Bausch di Gandini Juggling (il 26 e 27) mentre per l’intero fine settimana il Valli ospita una serie di installazioni video o performative di Gabriele Marangoni, Walter Prati, Laura Faoro e Simone Beneventi, tutte concepite durante il periodo del lockdown. Da non perdere l’appuntamento, il 26 e 27 sempre al Valli, il progetto speciale firmato dal grande coreografo Dimitris Papaioannou, una nuova ed esclusiva creazione site specific commissionata dal Festival Aperto e da Torinodanza festival all’artista greco il cui linguaggio potente e originale oltrepassa i confini tradizionali tra danza, pittura e scultura.

Intersecando come da tradizione saperi e discipline, Aperto 2020 si concentra in questa edizione post pandemica su un interrogativo che richiama lotte e questioni al centro del dibattito internazionale: What really matters? È su questa domanda, che fa eco al movimento globale Black Lives Matter ma anche alle contraddizioni del modello di sviluppo occidentale emerse in questi mesi con violenta concretezza, che il festival posa apertamente lo sguardo. Così coreografia e danza invitano a una scoperta del senso più profondo delle cose, come accade con Sharon Eyal che con Chapter 3:The Brutal Journey of the Heart, terza parte di una trilogia dedicata all’amore, combina le dinamiche esplosive della musica techno con la danza potente che l’ha fatta conoscere al mondo (16 e 17 ottobre, Teatro Ariosto) e col Don Juan di Aterballetto firmato dallo svedese Johan Inger (in anteprima al festival il 6 ottobre al Teatro Valli), che esplora il lato oscuro del libero arbitrio. Ricchissimo il cartellone italiano in cui brillano stelle della danza nazionale. Tra queste c’è Silvia Gribaudi, con Graces, una riflessione in danza sui canoni della bellezza (15 novembre, Teatro Cavallerizza), Michele di Stefano/MK con Eden, un lavoro sulla rinuncia al paradiso (31 ottobre e 1 novembre, Teatro Ariosto), Collettivo Cinetico in dialogo con Alessandro Sciarroni per una pratica che nel segno di John Cage contempla ripetizione e sparizione volontaria del soggetto (17 ottobre, Chiostri di San Pietro) e la performance itinerante Stanze coreografata da Diego Tortelli per i danzatori di Aterballetto (13 e 14 novembre, Ridotto del Teatro Valli). Il 9 ottobre alla Cavallerizza Daniele Ninarello fa coppia invece con la cantante Cristina Donà in una nuova produzione intitolata Perpendicolare, mentre sullo stesso palcoscenico il 10 e 11 novembre MM Contemporary Dance Company porta al festival lo storico Duo d’Eden di Maguy Marin riallestito da Cathy Polo e Ennio Sammarco, assieme a Brutal Love Poems coreografato da Thomas Noone e La metà dell’ombra di Michele Merola.

Sul fronte del teatro musicale abbondano le atmosfere dark, protagoniste per esempio de I Cenci tratto dalla omonima pièce di Artaud, la storia del terribile Conte Cenci, del cui assassinio venne accusata e condannata a morte la figlia Beatrice: su musica e libretto di Giorgio Battistelli, Carmelo Rifici firma la regia dell’opera che vede in scena Roberto Latini, e in cui lo spettatore viene immerso in un inesorabile congegno di voce e musica elettronica (17 ottobre, Teatro Valli). Atmosfere noir anche per Eurydice, con musica di Dmitri Kourliandski e regia di Antoine Gindt da un poema di Nastya Rodionova (prima assoluta 18 ottobre, Teatro Cavallerizza), mentre Sonora Desert di Alvin Curran e Mutaimago è una installazione-concerto-meditazione dedicata al senso del tempo (dal 21 al 25 ottobre
alla Sinagoga di Reggio Emilia).

E ancora sul fronte musicale il festival propone Bibilolo di Marc Monnet  e Arno Fabre, opera da camera senza attori, per oggetti manipolati e tastiere elettroniche (31 ottobre e 1 novembre, Teatro Cavallerizza) e una versione installativa Curon/Graun di OHT, sul sacrificio di un paese alpino in nome dello sviluppo (9, 1o, 11 ottobre, Teatro Ariosto). Tra gli appuntamenti dedicati alla canzone sono già confermati un tributo di Francesco Cafiso in quintetto ai 100 anni di Charlie Parker (7 ottobre, Teatro Ariosto), e il free jazz cantautorale di Mirco Mariani con Shaloma Locomotiva Orchestra e Paolo Fresu come guest star (24 ottobre, Teatro Valli). E ancora al canto, in senso ampio, riportano alcuni concerti monografici come Three voices di Morton Feldman e Sette canzoni per Bruno, un concerto/documentario con cui Fontana Mix e Collettivo In.Nova Fert omaggiano i 100 anni di Maderna (11 ottobre, Teatro Cavallerizza), mentre dal 6 all’8 novembre al Teatro Valli Ciro Longobardi si dedica alla musica pianistica di Messiaen basata sui canti d’uccelli e il 13 novembre alla Cavallerizza Sonia Bergamasco ed Emanuele Arciuli dialogano fra letteratura e musica nuova in Contrappunti Lunari. Si chiude il 15 novembre al Valli, con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI diretta da Tito Ceccerini con Maurizio Baglini al pianoforte, un concerto dedicato alle musiche di Messiaen, Filidei, Donatoni, Stravinskij che conclude il Festival Aperto e inaugura la nuova stagione dei Concerti.

Tra gli altri appuntamenti segnaliamo anche un atelier di creazione di Alessandro Serra su Amleto realizzato con il Teatro di Roma, in programma il 4 ottobre, il consueto spazio dedicato ai piccoli di Apertokids, lo spettacolo (con titolo ancora ignoto) vincitore del concorso Under 30 del Teatro Sociale di Gualtieri e un extra festival il 15 e 16 dicembre al Valli con la prima italiana di una nuova versione per la compagnia giovanile Shechter II di Political Mother, iconico lavoro del coreografo israeliano basato a Londra Hofesh Shechter: a dieci dal debutto del suo capolavoro è tempo di rievocarne la potenza con nuovi, giovani e talentuosi danzatori.